L’ombra del buco nero

Uno dei segreti meglio tenuti: due anni fa, nell’aprile 2017, le antenne di otto strumenti diversi, riuniti in quello che si chiama EHT (Event Horizon Telescope) si sono puntate per circa una settimana verso il cuore di M87, una galassia attiva relativamente vicina a noi (a “soli” 55 milioni di anni luce). Cos’hanno visto? Cos’è questa immagine, già chiamata la “foto del secolo”?

Abbiamo finalmente visto l’ombra del buco nero, o per meglio dire del suo confine, quello che viene chiamato Orizzonte degli Eventi, da cui il telescopio prende nome. E’ la zona di non ritorno, la distanza dal buco nero oltre la quale servirebbe una velocità maggiore della velocità della fuga per sfuggire all’attrazione gravitazionale. Quant’è grande questa ombra? La risoluzione necessaria è quella che permetterebbe di vedere una moneta sulla superficie della Luna. La tecnica usata è quella dell’interferometria a lunghissima base, in cui l’intera Terra viene sfruttata, e uno degli strumenti chiave per l’osservazione è ALMA, una collaborazione internazionale che vede 66 antenne sulla piana di Chajnantor in Cile, a 5000 metri di livello sul mare: uno dei luoghi più aridi e bui della Terra.

L’EHT in una settimana di osservazione ha prodotto 5 Petabyte (circa 5000 Terabyte) di dati che sono stati portati in aereo a due supercomputer, detti correlatori, che hanno unito i dati di ogni coppia di antenne per produrre infine l’immagine che abbiamo visto.

Tutti i dettagli, immagini, filmati, interviste sul comunicato stampa dell’ESO
https://www.eso.org/public/italy/news/eso1907/

Anna Wolter
INAF – Osservatorio Astronomico di Brera
ESON

 GH

Nelle categorie: