INFN, CNR-IRPPS: Discipline STEM: fra professioni del futuro e gap di genere
23/11/2024
Nei giorni scorsi è mancato l’astrofisico Giuseppe Cesare Perola, allievo di Beppo Occhialini e Connie Dilworth, maestro per l’intera comunità dell’astrofisica delle alte energie. Lo ricordiamo con il contributo di Anna Wolter dell’INAF – Osservatorio Astronomico di Brera.
E sì, si chiamava Giuseppe Cesare, e ci teneva, ma noi non gli davamo soddisfazione. Per tutti era Cesare, o “Il” Perola. Lo conobbi all’inizio della mia carriera, un breve incontro al di là dell’Oceano che mi permise di apprezzarne le qualità scientifiche e la profondità della comprensione sia della fisica che dei metodi per meglio comprendere come è fatto l’universo.
Laureato a Milano, cresciuto nel crogiuolo di Giuseppe Beppo Occhialini e di Connie Dilworth, ebbe nel 1980 cattedra a Roma, dove pose le basi della “scuola romana” prima come direttore dell’Istituto di Astronomia alla Sapienza e, successivamente, con l’apertura del dipartimento di fisica a Roma 3.
Dopo alcuni anni spesi a studiare gli argomenti di punta della radioastronomia, tra Leiden e Bologna, passò all’altro estremo dello spettro elettromagnetico per occuparsi di Astronomia a Raggi X, anche dal punto di vista della strumentazione.
Il suo peso nella comunità scientifica fu evidente quando riuscì, con la collaborazione di Livio Scarsi, a portare a compimento la costruzione del satellite BeppoSAX (così chiamato in onore di Occhialini): originariamente pensato per ottenere buone posizioni delle sorgenti X per mezzo degli occultamenti lunari, il ritardo accumulato nella costruzione lo rese obsoleto dopo il lancio del satellite Einstein della NASA.
La genialità si rivelò nel ripensare lo strumento a disposizione per studiare quello che, negli anni successivi, sarebbe diventato uno dei temi più prolifici dell’astronomia delle alte energie: lo studio dei lampi di luce gamma. La professionalità di Cesare e Livio nel descrivere e sostenere il progetto davanti a una commissione europea furono essenziali per la continuazione del primo satellite italiano per Astronomia X.
Di nuovo fondamentale, e lungimirante, fu la risposta all’attacco del presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana che, all’epoca, avrebbe chiuso volentieri tutti gli studi tecnologici e interpretativi delle Alte Energie. Mentre tutti noi avremmo risposto con un rifiuto a sottostare a richieste vessatorie e poco pertinenti, Cesare colse l’occasione per mettere in contatto comunità diverse, astronomi e fisici delle particelle, ma anche INAF, Università e INFN, e portarle così a un dialogo costruttivo che non solo vinse le riserve dell’ASI ma pose le basi per la ricerca nel settore in Italia: molte delle visioni di Cesare sono ancora da realizzare.
Non ho avuto molte opportunità di collaborare con Cesare, personalmente, ma ricordo la fatica estenuante nel rispondere alle sue obiezioni in un articolo in particolare, con soli tre autori… per fortuna la responsabilità maggiore nelle risposte non era la mia! La tenacia e la richiesta di precisione estrema sia nel calcolo che nell’esposizione dei risultati è quella che tutti ricordano in lui. La sua pervicacia lo portava a rasentare l’offesa, se l’interlocutore non era più che attento a quel che diceva. Ma ho sempre avuto piacere a incontrarlo e spesso lo trovavo spiritoso.
Una mia piccola, grande soddisfazione, che mi pento ora di non avergli mai detto: nel fornire i commenti richiesti su un documento di proposta per un satellite, uno degli autori mi confessò che i miei suggerimenti erano gli stessi di Cesare. Mi sentii, almeno per quella volta, molto brava.
Tutti i colleghi ricordano Cesare come una persona fuori dall’ordinario, di rara integrità scientifica e morale. Cesare, o meglio, Giuseppe Cesare, ci mancherai.
Anna Wolter, INAF – Osservatorio Astronomico di Brera