Fogli di carta appallottolati

Creed 1995

C’è chi studia le cose più strane… questa volta si tratta di una cosa che magari facciamo spesso, senza badarvi molto: accartocciare un foglio di carta.

Un calcolo sbagliato, una dimostrazione che non riesce, un appunto che non serve più. Poi, talvolta, andiamo a riprendere il foglio spiegazzato, perché forse l’idea non era da buttare.

Quando questo accade, normalmente ristendiamo il foglio e ci concentriamo su quello che vi avevamo scritto. Invece Omer Gottesman (quando era dottorando ad Harward) si è messo a guardare le pieghe sul foglio.

Piega e ripiega, Gottsmann è poi passato a piegature più standardizzate e ripetibili, per cercare di capire se si potesse trovare qualche regolarità nelle spiegazzature successive. Il risultato è pubblicato in un lavoro apparso – addirittura – su Nature: “A state variable for crumpled thin sheets“.

Se non avete la pazienza di leggere l’articolo, vi diciamo in breve ciò che è stato scoperto: la lunghezza complessiva delle pieghe sul foglio stropicciato si comporta come una “variabile di stato”, la cui evoluzione in spiegazzature e stiramenti successivi dipende, ogni volta, dal valore precedente e non dalla storia dei maltrattamenti subiti.

Può sembrare una ricerca futile, ma se pensate che – forse – qualcosa di simile si potrebbe trovare in fenomeni come il ripiegamento delle proteine o la formazione di fratture sismiche, la scoperta fatta con i fogli stropicciati appare più che una curiosità (almeno, così si augurano gli autori).

[Nell’immagine: Martin Creed. Work #88, 1995]
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