Oreste Piccioni
Nacque a Siena, ma già nel suo primo anno di vita fu portato a Grosseto dove trascorse la sua prima giovinezza e frequentò le scuole medie e superiori, sino alla maturità scientifica.
I compagni lo ricordavano come un carattere esuberante, ma molto impegnato nella scuola e il suo insegnante di matematica, il professor Nencini, aveva grande rispetto per questo adolescente molto dotato.
Alla fine del liceo scelse di iscriversi al corso di laurea in fisica, unico della sua classe. Risultò secondo all’esame di ammissione alla Normale di Pisa ma, trascorso un anno, lasciò la prestigiosa scuola per passare a Roma, attratto dalla fama di Enrico Fermi, con il quale si laureò nel 1938.
In quegli anni Trenta si era nel periodo dell’interesse vivissimo per i raggi cosmici, uniche particelle di grande energia, che potevano dimostrare le forze, le interazioni, le proprietà delle particelle subatomiche. Dopo l’espatrio negli Stati Uniti del maestro Fermi, venne aggregato al gruppo sui raggi cosmici e già l’anno successivo passò all’Istituto Nazionale di Geofisica di Lo Surdo, con Gilberto Bernardini, Nestore Cacciapuoti, Bruno Ferretti, Gian Carlo Wick.
Arruolato, diventa tenente dell’esercito ma continua a lavorare alle sue ricerche sui raggi cosmici: sono debitore ai miei ufficiali superiori, i colonnelli Gilberti e Pace, per avere chiuso più di un occhio sul mio arrivare tardi ed uscire presto ogni giorno.
L’8 settembre si ritrova a festeggiare l’armistizio, ma quando l’esercito tedesco prese il controllo della città di Roma, fu arrestato in un tentativo fallito di attraversare la linea di frontiera insieme ad altri ufficiali. Fu portato in una prigione di Frosinone a dormire in un letto pieno di pulci ed altri parassiti, ma fu rilasciato dopo dieci giorni.
Al ritorno andò ad abitare con Marcello Conversi che lo avvisò che stava costruendo un trasmettitore per incitare i romani alla rivolta contro i soldati tedeschi e lo aiutò.
In quegli anni difficili realizzò con Marcello Conversi un importante dispositivo elettronico per la rilevazione dei raggi cosmici. Durante i bombardamenti alleati, per mettere al sicuro l’apparato, lo trasferirono con una carriola aiutati da Edoardo Amaldi in aule del Liceo Visconti, vicino al Vaticano.
Amaldi riuscì anche a fargli avere un piccolo stipendio e una patente di guida con falso nome.
Con questo strumento, nel 1946, Piccioni e Conversi, insieme a Ettore Pancini, effettuarono un esperimento che portò all’identificazione del muone, una particella analoga all’elettrone ma molto più pesante. L’esperimento è considerato l’atto di nascita della fisica delle particelle elementari. (vedi Esperimento CPP)
Dopo la guerra si trasferì negli Stati Uniti, prima al MIT con Bruno Rossi, lavorando sui raggi cosmici ai 3400 metri di Echo Lake in Colorado, in particolare agli sciami estesi neutronici.
Poi nel 1953 si spostò al Cosmotrone del Brookhaven National Lab. (BNL) sviluppando l’elettronica e altre tecniche per estrarre e focalizzare i fasci di protoni. Il metodo si basava su di un magnete che fu chiamato Magnete Piccioni.
Nel 1955 verificò sperimentalmente la rigenerazione dei mesoni K, pubblicando con Abraham Pais un importante lavoro teorico sul mixing delle particelle K0 (“Note on the Decay and Absorption of the Theta-zero”, Phys. Rev., 100 (1955), 1487). Che le particelle elementari osservate potessero essere una miscela di ‘autostati’ diversi era stato previsto teoricamente da Gell-Mann e Pais nel 1954 (il tau-theta puzzle).
Si trasferì poi al Bevatron del Lawrence National Laboratory (LNL) di Berkeley, in California, dove nel 1955 partecipò agli esperimenti che si conclusero con il rilevamento dell’antiprotone. Il merito della scoperta venne però attribuito solo ad Emilio Segrè e Owen Chamberlain che ottennero per questo il Nobel del 1959.
Anche se durante la cerimonia del Nobel fu ricordato da Segrè il suo importante ruolo nell’esperimento, rivendicò con decisione e per lungo tempo la priorità di quella scoperta, intentando anche una causa giudiziaria per danni e chiedendo una dichiarazione pubblica, ma senza successo.
Successivamente sempre al Bevatron nel 1956 partecipò alla scoperta dell’antineutrone, con B. B. Cork, G. R. Lambertson e W. A. Wenzel, bombardando protoni con antiprotoni.
Si spostò nel 1960 alla Università della California di San Diego, dove il suo gruppo effettuò la prima misura della differenza di massa tra i kaoni neutri K1 e K2.
Nel 1986 diventò professore emerito, pur continuando la sua attività scientifica con altri notevoli risultati sia in campo teorico che sperimentale. Negli ultimi anni si occupò di problemi di fondamenti della meccanica quantistica e in particolare del paradosso di Einstein-Podolsky-Rosen (EPR).
Nel 1998, ottenne la Medaglia Matteucci dell’Accademia nazionale dei XL.
Nel 2003, un anno dopo la sua morte, il Comune di Grosseto pose sulla sua casa di via Colombo una lapide commemorativa e l’Accademia dei Lincei gli dedicò una giornata commemorativa con interventi di Giorgio Salvini, Carlo Rubbia, Milla Baldo-Ceolin, Ettore Fiorini, Nicola Cabibbo e Franco Bassani.