Williamina (Mina) Paton Stevens Fleming
Frequentò le scuole a Dundee e fin dall’età di 14 anni, mentre era ancora studente, insegnava in scuole primarie. Sposò giovanissima James Orr Fleming e si trasferirono a Boston, Massachusetts, quando aveva 21 anni. Il marito però l’abbandonò un anno dopo quando aspettava il primo figlio, Edward.
Per mantenersi dovette quindi cercare un lavoro e lo trovò come domestica presso la casa del prof. Edward Charles Pickering, direttore dell’Osservatorio di Harvard.
Sembra che un giorno Pickering, insoddisfatto del lavoro dei suoi assistenti, abbia dichiarato che la sua domestica avrebbe potuto fare meglio. Come prova la prese con sé e la mise a fare un lavoro d’ufficio e anche calcoli. In breve tempo lei si dimostrò capace di un lavoro scientifico e nel 1881 fu assunta come membro permanente del gruppo di ricerca.
Ben presto ideò un sistema di classificazione delle stelle in base allo spettro della loro luce ottenuto con un prisma posto davanti al telescopio, migliorando e ampliando la classificazione proposta da Padre Angelo Secchi. Usò il suo metodo, che più tardi prese il nome di ‘Pickering-Fleming’, per catalogare in nove anni più di 10000 fotografie di stelle prese nell’ambito del progetto Draper, dedicato all’astronomo dilettante di New York Henry Draper e finanziato dalla vedova. Il catalogo fu pubblicato nel 1890 e intitolato Draper Catalogue of Stellar Spectra.
Nel corso del lavoro scoprì 10 novae, 52 nebulose e centinaia di stelle variabili. Il suo nome non figura tra gli autori, ma Pickering ne riconobbe i meriti e segnalò la parte da lei avuta nella redazione del catalogo.
Le sue responsabilità aumentarono quando fu messa a capo di una dozzina di giovani donne assunte da Pickering per fare calcoli matematici, note come ‘l’harem di Pickering’ o le ‘Harvard’s computers’. Erano pagate da 25 a 50 cents di dollaro, la metà di un uomo per fare lo stesso lavoro, ma almeno erano pagate e Pickering poteva assumere il doppio del personale con lo stesso budget. Inoltre riteneva che una donna facesse in quel campo un lavoro più preciso e accurato e aveva probabilmente ragione.
Tra di esse molte future astronome di alto livello come Annie Jump Cannon, Antonia Maury o Ida Woods; altre rimasero più nell’ombra come Mollie O’Reilly, Edith Gill, Evelyn Leland, Florence Cushman, Marion Whyte, Grace Brooks, Arville Walker, Johanna Mackie, Alta Carpenter, Mabel Gill.
Nel 1888, su una foto presa da William Pickering, fratello minore di Edward, scoprì la nebulosa ora detta “Testa di cavallo” (IC-434) nella costellazione di Orione. Per anni la scoperta non fu attribuita né a lei né a William Pickering, perché il compilatore del primo catalogo delle nebulose (IC), J. L. E. Dreyer, la attribuì genericamente a ‘Pickering’, da tutti ritenuto Edward Charles, allora direttore dell’Osservatorio di Harvard. D’altra parte che una oscura donna, ex-domestica, potesse avere fatto la scoperta era inconcepibile al tempo, ma già all’epoca della seconda edizione dell’Index Catalogue nel 1908 la Fleming era abbastanza famosa da ricevere il giusto merito. (La storia della scoperta della splendida nebulosa ‘testa di cavallo’ è descritta in http://web.archive.org/web/20070312071923/home.earthlink.net/~astro-app/horsehead/B33-19thC_4.htm con alcune foto originali dell’epoca e dell’ambiente dell’Harvard Observatory).
La Fleming curava inoltre tutte le pubblicazioni edite dall’Osservatorio e il suo lavoro era così preciso che nel 1898 fu nominata Curatore delle fotografie astronomiche, incarico per la prima volta dato ad una donna.
Nel 1906 fu la prima donna americana eletta alla Royal Astronomical Society e pubblicò uno studio su 222 stelle variabili da lei scoperte (“A Photographic Study of Variable Stars”, 1907). Un astronomo inglese commentò che molti astronomi sono giustamente orgogliosi di averne scoperta una… la scoperta di 222 è un avvenimento che sfiora il miracoloso… ancor di più se si considera che lei non aveva avuto nessuna specifica istruzione in astronomia.
Nel 1910 pubblicò la scoperta di quelle che furono chiamate ‘nane bianche’, stelle molto dense e calde che appaiono bianche o bluastre e che sono ora considerate stelle in uno stadio finale della loro evoluzione.
Morì di polmonite, mentre ancora lavorava ad Harvard.