Ruggero Giuseppe Boscovich (Ruđer Josip Bošković)

Settimo figlio di un mercante bosniaco, ricco e ben conosciuto in quella zona dell’Impero Ottomano, ma già invalido quando Ruggero era bambino e morto quando aveva 10 anni. La madre, Paola Bettera, proveniva da una famiglia di mercanti, di origine bergamasca, stabilitasi a Ragusa nel Seicento. Era una donna istruita ed attiva che visse fino a 103 anni; la zia di Ruggero, sorella della madre, lasciò poesie in lingua italiana, mentre i cugini divennero noti latinisti. Tra i suoi 8 fratelli e sorelle, Maria si fece suora, Bartolomeo gesuita a Roma, Ivan domenicano a Dubrovnik, Bozo e Pero ufficiali della Repubblica Dalmata, il secondo anche poeta e traduttore.

Dopo avere imparato a leggere e scrivere privatamente da un sacerdote, fu messo al Collegio gesuita di Ragusa dove si distinse per la sua memoria e per le doti intuitive. Fu così inviato a Roma, nel 1725, per diventare gesuita e durante il noviziato a S. Andrea delle Fratte al Quirinale studiò matematica e fisica distinguendosi tanto da essere incaricato di insegnare matematica al Collegio Romano, con una parentesi al Collegio di Fermo, sull’Adriatico, dove era stato inviato per problemi di salute dovuti allo stress.

Trovò il tempo anche per suoi studi e ricerche, lesse l’Ottica e i Principia di Newton nel 1735, e pubblicò vari lavori, sulle macchie solari (1736), sul transito di Mercurio (1737), sulle aurore boreali (1738), sulla forma della Terra e sulle differenze nella gravità terrestre (1741) dove introduce metodi di minimizzazione da allora usati in statistica, sul telescopio (1738), sulle orbite dei pianeti (1740) e su problemi di trigonometria sferica. Nel 1740 anche se non aveva completato gli studi di teologia ebbe la cattedra di Matematica al Collegio Romano che tenne fino al 1760.

Nel 1742 fu inserito in una commissione di esperti istituita dal Papa Benedetto XIV per mettere in sicurezza la cupola di S. Pietro, lesionata da cedimenti strutturali e suggerì di rinforzarla con cinque anelli di ferro. La sua proposta fu accettata ed attuata.

Nel 1744 fu ordinato sacerdote e membro a pieno titolo della Compagnia di Gesù, ma continuò ad insegnare matematica. Nello stesso anno venne eletto membro dell’Accademia degli Arcadi, dove assume lo pseudonimo di Numenio Anigreo (da Numenio di Apamea, platonico e pitagorico vissuto nella seconda metà del II secolo).

Nel 1745 pubblicò De Viribus Vivis, dove prova a cercare una via di mezzo tra la teoria della gravitazione di Newton e la teoria delle monadi di Leibniz e comincia a riflettere sulle forze.

Voleva partecipare alla spedizione portoghese in Brasile per misurare un grado di meridiano all’equatore, ma fu persuaso dal Papa a restare in Italia ed intraprendere la stessa misura tra Roma e Rimini insieme al gesuita inglese Christopher Maire e stendere una Carta degli Stati Vaticani. L’operazione iniziò nel 1750 e si concluse due anni dopo con la pubblicazione di De Litteraria expeditione per pontificiam ditionem ad dimetiendos duos meridiani gradus a PP. Maire et Boscovicli, mentre la carta fu pubblicata nel 1755.

Inviò un saggio su Giove e Saturno per il Grand Prix dell’Accademia delle Scienze di Parigi del 1762 e anche se il premio andò a Eulero ebbe una menzione d’onore.

Nel 1757 fu inviato a Vienna per risolvere una controversia tra il Granduca di Toscana Francesco di Lorena e la Repubblica di Lucca riguardo al possesso di corsi d’acqua di confine.

Nel 1758 pubblicò a Vienna la prima edizione della sua opera più famosa Philosophiae Naturalis Theoria redacta ad unicam legem virium in natura existentium (Teoria della filosofia naturale derivata dall’unica legge di forza che esiste in natura) che contiene la sua teoria atomica e la sua teoria delle forze derivata dal principio di impenetrabilità dei corpi. Per lui gli atomi sono ‘punti’ non estesi e l’unica forza esistente è tra gli atomi: repulsiva a piccole distanze, alternativamente attrattiva e repulsiva a distanze intermedie e attrattiva a grandi distanze dove segue la legge di gravitazione newtoniana. Questa teoria ebbe molta attenzione (per esempio da Faraday) specialmente nell’800 quando le ipotesi atomistiche e le proprietà dei campi di forza erano dibattute.

Ebbe un’altra occasione di esercitare le sue capacità diplomatiche quando fu inviato a Londra per rispondere ad accuse che mettevano in dubbio la neutralità della Repubblica di Ragusa. Rimase sette mesi e oltre a risolvere l’equivoco, incontrò vari scienziati tra cui Benjamin Franklin e fu eletto membro della Royal Society.

Nel 1761 decise di osservare il transito di Venere sul Sole da Istanbul su incarico della Royal Society, partì da Venezia, però arrivò tardi e proseguì il viaggio attraverso Bulgaria, Moldavia e Polonia fino a San Pietroburgo dove fu eletto all’Accademia delle Scienze, ma dovette ritornare subito in Italia per problemi di salute.

Nel 1763 esce a Venezia una nuova edizione della sua ‘Teoria’ con il titolo invertito: Theoria Philosophiae Naturalis …

Nel 1764 fu chiamato alla cattedra di matematica a Pavia, ma già alla lezione inaugurale suscitò sospetti e opposizioni per le sue teorie sull’ottica. Frequentava il Collegio dei gesuiti di S. Maria di Brera a Milano (ora Palazzo Brera) e progettò la costruzione di un Osservatorio astronomico che venne realizzato sotto la sua direzione, ma il nuovo Rettore del Collegio ostacolava molto il lavoro e Boscovich lasciò Milano per curarsi e per accompagnare l’astronomo Lalande in un lungo viaggio per l’Italia.

Nel 1767 incontrò a Torino Giovanbattista Beccaria, interessandosi di elettricità, e tornò poi a Milano per insegnare astronomia a Brera, ma i rapporti con i colleghi peggiorarono, così come la sua salute per problemi ad una gamba. Rispose alle critiche con una memoria (rimasta però sconosciuta fino al 1927) diretta al plenipotenziario Conte Firmian, dove ripercorre la storia della fondazione dell’Osservatorio.

Mentre era ospite del Duca di Modena Francesco III d’Este a Strà nella villa Foscarini, sul Brenta, gli giunse la notizia che la direzione della Specola di Brera gli era stata tolta. Anche se poteva continuare ad insegnare astronomia e ottica rispose che non sarebbe ritornato a Milano se non fosse stato reintegrato nel suo incarico.

Alla soppressione dell’ordine dei gesuiti nel 1773 decise di accettare l’invito del Re di Francia a recarsi a Parigi dove fu nominato Direttore dell’Ottica Navale della Marina, un posto creato appositamente per lui. Ebbe la cittadinanza francese e rimase dieci anni, pubblicando altri notevoli lavori tra cui uno sulla determinazione delle orbite delle comete da tre sole osservazioni (criticato fortemente dal giovane Laplace), sui telescopi acromatici ed altri.

Nel 1783 tornò in Italia a Bassano, per curare la pubblicazione della raccolta delle sue Opere astronomiche (Opera pertinentia ad opticam et astronomiam, etc. – 1785) in cinque volumi, e per curarsi.

Dopo un breve soggiorno a Vallombrosa tornò a Milano a Brera, ma la sua salute peggiorò, vedeva la sua fama in declino, le sue opere che non si vendevano, fu colto da manie di persecuzione e tentò il suicidio. Venne ospitato in casa del chirurgo Giuseppe Bossi dove dopo tre mesi in confusione mentale e con intensi dolori alle gambe, morì per un ascesso polmonare; fu sepolto nella chiesa di S. Maria Podone.

Pubblicò anche molte altre opere oltre a quelle citate, tra cui un corso di matematica preparato per le sue lezioni (1754), un diario di viaggio (Giornale di un viaggio da Costantinopoli in Polonia, 1762), vari poemi e poemetti di argomento scientifico (come Les éclipses ) e alcuni saggi su ritrovamenti archeologici in Toscana.

In vista del terzo centenario della nascita, nel 2011, l’INAF Osservatorio di Brera che lo ebbe Direttore, l’Accademia Nazionale delle Scienze detta dei XL di cui fu uno dei fondatori, la Pontificia Università Gregoriana, erede del Collegio Romano dove studiò e insegnò e la Hrvatska Akademija Znanosti i Umjetnosti (Accademia Croata delle Scienze) hanno intrapreso il progetto della pubblicazione digitale e a stampa dell’Opera omnia di Boscovich (http://www.brera.inaf.it/boscovich/progetto-sito/index.htm ). Nel sito si trova già l’elenco completo e commentato delle opere di Boscovich.