Riccardo Felici
Poco si sa delle sue origini e dei primi anni, vissuti, secondo il necrologio di Angelo Battelli su Il Nuovo Cimento, “tra lotte e privazioni che attestavano fin d’allora la non comune fermezza di propositi e rettitudine di spirito”.
Nel 1839 si trasferì a Pisa con l’intenzione di prepararsi per studiare ingegneria all’École Polytechnique di Parigi. Ma seguendo le lezioni di Matteucci e Mossotti decise di studiare Fisica e si laureò nel 1843. Ebbe come docenti anche Luigi Pacinotti (padre di Antonio), Vincenzo Amici, e il matematico Filippo Corridi.
Già da studente fu notato da Carlo Matteucci che lo volle come aiuto agli esperimenti e nel 1846 come assistente e poi supplente, probabilmente attratto nel giovane da quelle doti che a lui mancavano quali la costanza, la pazienza e lo spirito critico.
Nel 1848 partì come volontario alla Prima Guerra d’Indipendenza con il grado di tenente del battaglione universitario pisano comandato da Ottaviano Mossotti. Partecipò alla battaglia di Curtatone e Montanara dove fu tra i primi ad accorrere alla morte del collega professore di geologia Leopoldo Pilla, colpito da una cannonata.
Nel 1852 insegnò Fisica presso la Scuola Normale Superiore, e nel 1854 ottenne la nomina a professore aggregato della Facoltà di Scienze naturali. Il Governo provvisorio toscano nel 1859 lo incaricò della direzione del Gabinetto di Fisica, e a novembre lo nominò professore effettivo, incarico che tenne fino al pensionamento nel 1893.
Tra i suoi allievi ebbe Giovanni Battista Donati e Adolfo Bartoli e fu ricordato come appassionato insegnante, che realizzava per gli studenti esperienze di gran valore didattico che discuteva a fondo, soprattutto quelle ‘non riuscite’, fatto altamente educativo.
Come attività scientifica, fin dall’inizio si occupò dello studio delle proprietà delle correnti elettriche e dei dielettrici, sviluppando poi, dal 1851 al 1859, un vasto e importante programma di ricerca sulla teoria dell’induzione elettromagnetica.
Le leggi dell’induzione elettromagnetica erano state teoricamente stabilite già da Neumann, Weber e Lenz con diversi approcci, ma mancava una verifica sperimentale, nei vari casi, che le trasformasse definitivamente da ipotesi a fatti sperimentalmente accertati e questo resta certamente il suo maggior contributo scientifico, un tempo ricordato da tutti i manuali che, trattando l’argomento, accostavano il suo nome a quello di Faraday, Neumann e Lenz.
Nel 1844 con Matteucci aveva fondato la rivista Il Cimento, la tenne in vita con Enrico Betti quando questa nel 1855 divenne Il Nuovo Cimento e ne fu per molti anni direttore dal 1893 al 1900. Il nome della rivista si rifaceva all’Accademia del Cimento, fondata nel 1657 dal Principe Leopoldo dei Medici con discepoli di Galileo Galilei. La rivista riprendeva il significativo motto dell’Accademia provando e riprovando (preso da Dante, dove ‘riprovando’ sta per il contrario di provando).
Quando nel 1897 fu fondata la Società Italiana di Fisica (SIF), Felici fu uno dei promotori, e siccome era co-proprietario della rivista decise di cederla alla società di cui essa divenne patrimonio statutario. Parteciparono alla fondazione oltre a Riccardo Felici, Angelo Battelli, Pietro Blaserna, Galileo Ferraris, Antonio Garbasso, Antonio Pacinotti, Augusto Righi, Antonio Ròiti e Vito Volterra.
Aveva sposato nel 1844 Elisa Frullini dalla quale ebbe una figlia, Isabella; la cura e la dedizione che ebbe per la famiglia, per oltre 50 anni, erano considerate pari alla dedizione per il lavoro e l’insegnamento.
Fu socio di varie accademie e istituti tra cui l’Accademia dei Lincei (1875), l’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, la Società italiana delle Scienze di Modena, l’Accademia delle Scienze di Bologna, l’Istituto Lombardo di Scienze e Lettere di Milano, la Società Fisico-medica di Würzburg e la Royal Society di Londra (1898).
Fu inoltre per due volte Rettore dell’Università di Pisa nel 1870 e 1882, Preside della Facoltà di Scienze e consigliere della Scuola Normale Superiore.
Nel 1995, a Palazzo Reale di Pisa, fu organizzata una mostra su Riccardo Felici in cui furono esposti tra l’altro documenti appartenuti allo scienziato. Visto l’interesse per i documenti da lui prestati in occasione della mostra, il pronipote dello scienziato, Carlo Paladini, decise di donarli all’Università di Pisa ed attualmente costituiscono l’Archivio Felici del Centro Dipartimentale per la Conservazione e lo Studio degli Strumenti Scientifici.
Di una modestia senza pari, direi quasi morbosa, alcuno è riuscito ad avere da lui la lista delle sue pubblicazioni … cortese ed affettuoso, nella conversazione sempre pieno di facezie argute e gustosissime (dalla commemorazione di Angelo Battelli, Il Nuovo Cimento, 1902).