Orso Mario Corbino

Figlio di Vincenzo, proprietario di un pastificio artigianale, secondogenito di sette figli. Il fratello Epicarmo, economista, professore universitario fu ministro del Tesoro nel governo De Gasperi.

Studiò prima al Seminario di Siracusa, poi al Liceo di Catania, dove il suo insegnante di fisica fu Emanuele Stracciati, che collaborava con Adolfo Bartoli a ricerche sul calore specifico dell’acqua. Appassionatosi alla fisica, si iscrisse al primo anno all’Università di Catania per trasferirsi poi a Palermo, dove si laureò, a soli 20 anni, sotto la guida di Damiano Macaluso di cui divenne assistente.

Per cinque anni fu insegnante di liceo, prima alcuni mesi a Catanzaro, poi a Palermo al liceo Vittorio Emanuele, pur continuando le sue ricerche con Macaluso.

In quegli  anni si occupò di magneto-ottica e scoprì la rotazione anomala del piano di polarizzazione della luce quando attraversa alcuni vapori metallici in presenza di un campo magnetico (effetto Macaluso-Corbino). L’effetto venne da lui collegato nel 1898 all’effetto Zeeman scoperto due anni prima  (O. M.Corbino, D. Macaluso. “Sopra una nuova azione che la luce subisce attraverso alcuni vapori metallici in un campo magnetico”, Il Nuovo Cimento, 8 [1898]); questo gli diede una certa notorietà internazionale, nonché la stima di Augusto Righi; successivamente pubblicò vari lavori sull’argomento.

Nel 1901 sposò Francesca Camilleri ed ebbero due figli.

Fra il 1901 e il 1904 si dedicò anche allo studio, in elettrotecnica, delle proprietà di un circuito contenente una dinamo con eccitazione in serie e di alcuni dispositivi, assai diffusi a quel tempo, ma dal funzionamento non del tutto chiaro, quali il condensatore elettrolitico e il rocchetto di induzione.

Partecipò nel 1904 a due concorsi a cattedre universitarie, di elettrotecnica e di fisica sperimentale, risultando vincitore in entrambi. Optò per la fisica sperimentale e fu nominato a Messina.

Qui proseguì gli studi sulle macchine elettriche, tra l’altro usando tra i primi l’oscilloscopio catodico allora detto "tubo di Braun".

Nel 1908 fu chiamato a Roma da Pietro Blaserna, che era stato a Palermo il professore di Macaluso, allora Direttore dell’Istituto di Fisica di Via Panisperna, alla cattedra di fisica complementare, libera per la prematura scomparsa di Alfonso Sella. Il 28 dicembre 1908, il giorno del terremoto di Messina, aveva già imballato e spedito gran parte del mobilio a Roma, la sua casa fu una delle poche a non crollare e tutta la famiglia restò incolume.

A Roma si occupò di fotoelasticità, elaborando la teoria della birifrangenza prodotta in un anello di materiale trasparente da tensioni meccaniche, con l’uso della teoria matematica generale di Vito Volterra. Il suo studente Giulio Cesare Trabacchi, poi assistente di Blaserna e suo, fece i relativi esperimenti. Altre ricerche riguardarono il calore specifico di metalli ad altissima temperatura, con la scoperta di significative deviazioni dalla legge di Dulong e Petit.

Successivamente, insieme a Trabacchi, introdusse miglioramenti alle macchine per raggi X per uso medico.

Fin dai primi anni ’10 era entrato anche nella vita politica ed economica nazionale, con incarichi nella azienda elettrica romana e, nel 1916, fu nominato al consiglio del Comitato scientifico-tecnico per l’incremento e lo sviluppo dell’industria. Durante la grande guerra fu chiamato da Volterra all’ufficio invenzioni e ricerche presso il Sottosegretariato per le Armi. Nel 1917 fu posto a capo del Consiglio superiore delle acque, incarico delicato per la contesa sull’uso delle derivazioni delle acque pubbliche per uso elettrico.

Nel 1918 alla morte di Blaserna gli succedette alla direzione dell’Istituto e alla cattedra di fisica sperimentale e, nonostante gli impegni organizzativi conseguenti e gli accresciuti impegni politici, continuò ad effettuare ricerche e a pubblicare alcuni lavori in collaborazione con Enrico Persico, suo assistente, sui circuiti oscillanti con valvole termoioniche e più tardi su una variante dell’effetto Hall.

Nel 1920, in riconoscimento del suo impegno per l’industria elettrica, fu nominato al Senato, dove entrò nel gruppo liberaldemocratico e, nel 1921, fu chiamato da Bonomi come Ministro dell’Istruzione Pubblica, primo scienziato sessant’anni dopo Carlo Matteucci. Pur non essendo personalmente favorevole, tentò una mediazione tra popolari e democratici-socialisti sul progetto di legge Croce sull’esame di stato, ma il risultato attirò le critiche un po’ di tutti, contribuendo al declino del fragile governo Bonomi, dimessosi pochi mesi dopo.

Continuò anche in quel periodo il suo impegno nell’ambito dell’industria elettrica, entrando nei consigli di amministrazione della Società Meridionale Elettrica (SME) e della neonata Compagnia Generale di Elettricità (CGE), costituita coi capitali della statunitense General Electric.

Nel 1923 assunse la presidenza del Consiglio superiore dei lavori pubblici ma, subito dopo, Mussolini lo scelse come Ministro dell’Economia Nazionale, nonostante sapesse che aveva votato contro il suo primo governo l’anno precedente. Probabilmente il suo prestigio scientifico, le sue capacità tecniche e i suoi legami negli ambienti dell’industria elettrica furono i motivi della scelta di Mussolini, desideroso di alzare il livello della propria compagine governativa.

I mesi passati al Ministero furono motivo di acuta tensione a causa di un accordo con l’americana Sinclair sullo sfruttamento di giacimenti di idrocarburi in Italia, osteggiato da gruppi industriali e finanziari e gerarchi fascisti, e dovette rassegnare le dimissioni dopo undici mesi.

Libero da incarichi politici e ridotta la sua attività in Senato, riprese l’attività scientifica – partecipando anche al Congresso internazionale di fisica del 1927 a Como in onore di Volta, con uno studio della pila elettrica – e di amministratore di società elettriche.

Divenne consigliere della Edison e assunse la direzione della rivista L’Energia elettrica, organo ufficiale dell’Unione nazionale fascista industrie elettriche; nel 1930 fu eletto alla presidenza della SME ed entrò nel consiglio di Credito Italiano e quindi, nel 1933, della Pirelli, a conferma degli ottimi rapporti con Motta, Pirelli e Feltrinelli, il gruppo di comando di Edison-Credito Italiano.

Nel 1931 ebbe nuovamente incarichi dal Governo nel delicato Comitato di controllo delle radiodiffusioni, nonostante non fosse iscritto al partito fascista e, negli ultimi anni, si interessò delle prime esperienze televisive a livello mondiale, partecipando al Congresso di televisione di Nizza nel ’35 e recandosi negli Stati Uniti per studiare di persona le prime trasmissioni nel ’36. Al ritorno predispose l’installazione a Roma di una stazione trasmittente, ma non fece in tempo a vedere le prime prove.

Importante fu la sua attività di Direttore dell’Istituto di fisica di Roma, principalmente a vantaggio degli allievi e degli interessi della ricerca e della cultura del nostro paese.

La creazione della cattedra di fisica teorica all’università di Roma, e la chiamata di Fermi a ricoprirla nel 1926, seguita dalla cattedra di Spettroscopia affidata a Franco Rasetti  nel 1930, furono operazioni volute da lui e abilmente pilotate usando tutta la sua autorità e peso politico per agevolare lo sviluppo in Italia della fisica atomica prima, e della fisica nucleare poi.

Con l’affermazione internazionale, attorno al 1936, di Fermi e del suo gruppo (i ‘ragazzi di via Panisperna’)  considerava il suo lavoro terminato, in quanto la fisica nucleare italiana aveva un futuro assicurato, e si dedicò quindi allo sviluppo della elettroacustica, anche per le sue competenze musicali, creando l’Istituto di Elettroacustica del CNR (oggi Istituto di Acustica e Sensoristica ‘Orso Mario Corbino’) nella sede di Via Panisperna, lasciata libera dal trasferimento dell’Istituto di Fisica nella nuova sede della Città universitaria.

Riprese anche a lavorare con entusiasmo in questo campo, pubblicando alcune ricerche sui microfoni, ma quasi subito fu stroncato da una polmonite, all’inizio del 1937, due anni prima che il lavoro sui neutroni del gruppo di Via Panisperna, di cui era così fiero, ricevesse il riconoscimento del Nobel a Enrico Fermi e il gruppo stesso si disperdesse per la situazione politica italiana ed europea.

Fu presidente della Società Italiana di Fisica  dal 1914 al ’19, della Società Italiana delle Scienze detta dei XL, dal ’32 al ‘37, direttore de Il Nuovo Cimento dal 1925, socio dell’Accademia dei Lincei, membro delle Accademie di Torino, Bologna, Palermo, Napoli, Modena. Ebbe la Medaglia Matteucci nel 1909.

Pubblicò oltre 160 lavori, non solo di ricerca originale, ma anche conferenze e discorsi, sia di carattere scientifico che di politica scolastica o economica, raccolti in Conferenze e discorsi di Orso Mario Corbino (Roma, 1938), che contiene anche necrologi e scritti commemorativi.