Nicola Copernico (Niklas Koppernigk, Nicolaus Copernicus, Mikołaj Kopernik)

Discendente di una famiglia di commercianti originaria della Slesia, di lingua tedesca, trasferita nel regno polacco. Orfano in tenera età venne adottato dallo zio materno Lucas Watzenrode, un canonico che divenne poi vescovo dell’Ermland (Warmja).

Nel 1491 entrò all’Università di Cracovia e iniziò lo studio dell’astronomia, sotto la guida di Albert Brudzewski, insieme a filosofia, geometria e geografia, nonché ovviamente del latino, allora la lingua comune degli studiosi, di cui acquistò una perfetta padronanza.

L’astronomia era quella delle Tavole Alfonsine, che possedeva nell’edizione 1492 e le Tabulae directionum del 1490 di Regiomontano (Johann Müller), che aveva rilanciato l’astronomia osservativa, possedeva anche una copia dell’edizione 1482 degli Elementi di Euclide.

Nel 1496 si recò a Bologna, insieme al fratello Andreas, per studiare diritto civile e canonico in quanto lo zio, suo finanziatore, voleva farne un canonico del suo capitolo.

Qui soggiornò in casa di Domenico Maria Novara di Ferrara, celebre astronomo, e ne divenne allievo e collaboratore. Nel 1497 fece le sue prime osservazioni (9 marzo: occultazione di Aldebaran da parte della Luna) e conobbe la Grande sintassi matematica di Tolomeo, più nota col nome arabo di Almagesto, pubblicata in latino da Peurbach e Regiomontano nel 1496 a Venezia.

Nello stesso anno fu nominato canonico presso la cattedrale di Frauenburg, in Prussia (ora Frombork in Polonia), ma preferì restare in Italia per attendere l’Anno Santo del 1500, e a Roma osservò un’eclissi di Luna e tenne lezioni di astronomia e matematica.

Nel 1501 si recò nella sede assegnata, ma ben presto ottenne il permesso di tornare in Italia e completare i suoi studi a Padova (dove studiò medicina con Girolamo Fracastoro) e Ferrara.

Si laureò in Diritto canonico a Ferrara nel 1503 e qui probabilmente lesse Platone e Cicerone sul moto della Terra, e cominciò a raccogliere le sue riflessioni.

Quando lasciò definitivamente l’Italia padroneggiava tutte le conoscenze dell’epoca in astronomia, filosofia, matematica, medicina e teologia. Per affrontare i testi matematici e filosofici antichi aveva appreso il greco da Antonio Urceo ‘Codro’ e tradusse anche una raccolta di lettere del poeta bizantino Teofilatto Simocatta, avuta in prestito dal famoso editore veneziano Aldo Manuzio, che dedicò allo zio. La traduzione è giudicata attualmente molto criticabile e lacunosa, ma fu la prima opera greca pubblicata in Polonia nel 1509 e vi diede impulso agli studi classici.

Tornò a Frauenburg e fu nominato al capitolo di Heilsberg (Lidzbark) dove lo zio era vescovo, in pratica il massimo funzionario reale, e ne divenne il medico. In vita fu in effetti più noto come medico che come astronomo e fu anche rappresentante commerciale del capitolo e diplomatico per conto dello zio vescovo. Da notare che, pur avendo preso gli ordini minori, non fu mai ordinato sacerdote.

Nel 1512 morì lo zio e si trasferì definitivamente a Frauenberg, cominciando a scrivere le sue osservazioni, più tardi raccolte nel De Revolutionibus orbium coelestium. In una torre allestì un osservatorio e sulla parete di una loggia resta una tabella di sua mano sul moto apparente del Sole.

Nel 1514 scrisse il Commentariolus, che contiene già le sue idee eliocentriche, e ne distribuì copie manoscritte agli amici. L’opera (il manoscritto fu ritrovato e pubblicato solo nel 1877 a Vienna) evidentemente gli diede subito notorietà negli ambienti scientifici europei.

Non fu tra gli studiosi convocati a Roma da Papa Leone X nel 1514 per studiare la riforma del calendario, come sostenuto da Galileo, ma inviò un parere scritto sostenendo che prima si dovessero fare studi più approfonditi sui moti della Terra.

Si recò ad Allenstein (Olsztyn), un distretto a sud della Warmja, per compiti amministrativi e durante la guerra del 1519-25 tra Polonia e Cavalieri Teutonici, che coinvolse pesantemente anche questo stato, con la conseguente inflazione, si interessò di riforma del sistema monetario e di economia politica. Enunciò quella che è ora nota come ‘legge di Gresham’ nel saggio Monete cudende ratio, che presentò alla Dieta Prussiana e divenne nel 1528 un trattato di teoria della moneta, pubblicato però solo nel 1816 a Varsavia. Convinse anche l’Assemblea degli Stati Prussiani e la Polonia ad una unificazione monetaria, col marco prussiano, primo precursore dell’euro!

Continuava anche ad occuparsi di affari politici ed amministrativi, con frequenti incarichi di medico ogni qual volta il vescovo di turno si ammalava. Fu anche tormentato dal vescovo Dantiscus (che peraltro aveva numerosi figli…), per ‘pettegolezzi’ su di una sua presunta relazione con una giovane perpetua, Anna Schillings, che sembrava continuare nonostante le ammonizioni, le proibizioni ufficiali e l’età avanzata.

Da molte parti venivano pressanti inviti a pubblicare le sue idee astronomiche, ma prevedendo le reazioni che queste idee destabilizzanti potevano avere, fu sempre riluttante, ancora di più quando il cardinale Nicola von Schonberg gli chiese una copia dei suoi manoscritti, vedendo in ciò un segno di nervosismo da parte della Chiesa.

Più che le critiche sul contenuto astronomico del trattato, temeva di essere sbeffeggiato per le idee generali contrarie al senso comune (il moto della Terra) e valutò se non fosse più conveniente seguire l’esempio dei pitagorici che trasmettevano i misteri della filosofia soltanto a parenti e amici perchè la matematica si fa per i matematici, come scrisse poi nella dedica al Papa Paolo III.

Nel 1539 il famoso matematico di Wittenberg, Georg Joachim von Lauschen, noto come Rethicus, e noto anche per la sua vita dissoluta, si recò a Frauenburg. Nonostante fosse protestante fu accolto bene e poté leggere il manoscritto del De rivolutionibus…

Convinto che la nuova astronomia non potesse restare relegata nel più remoto angolo della terra, descrisse nel suo Narratio prima (1540) gli studi che si stavano sviluppando. Pubblicò anche un trattato di trigonometria col nome di Copernico e fece pressioni per la pubblicazione dei lavori del maestro.

Questi finalmente acconsentì alla pubblicazione, forse per le reazioni positive che aveva raccolto e anche perché ormai si sentiva alla fine della vita, e affidò il testo all’amico Tiedemann Giese perché fosse stampato a Norimberga, a cura di Retico, col titolo di De revolutionibus orbium caelestium.

Quando Retico dovette lasciare Norimberga per assumere un incarico all’Università di Lipsia, la cura dell’edizione passò al teologo protestante Andreas Osiander che aggiunse una prefazione anonima (Al lettore …), contro il volere di Copernico, nella quale si dava un’interpretazione ‘convenzionalistica’ del Sistema Eliocentrico, presentato come un artificio puramente matematico più conveniente per descrivere i moti dei pianeti, per evitare problemi con le Sacre Scritture.

Lutero infatti già nel 1539 aveva inveito contro il nuovo astronomo che vuol provare che è la Terra a ruotare… il pazzo che metterà sottosopra l’intera astronomia…

Nel gennaio 1543 Copernico ebbe un colpo apoplettico e poi un altro il 24 maggio che lo stroncò. La leggenda vuole che ricevesse una copia del De rivolutionibus sul suo letto di morte, per fortuna non poté certo accorgersi della prefazione non firmata.

Retico, furente, la fece cancellare dalle copie da lui ricevute, così come le due ultime parole del titolo, forse non conoscendone nemmeno l’autore, e richiese invano allo stampatore una edizione corretta. Keplero per primo rese pubblico il nome del colpevole Osiander, del resto già noto a molti astronomi, nel frontespizio della sua Astronomia Nova (1609).

Come è noto il nucleo centrale della teoria copernicana è il porre il Sole al centro delle orbite dei pianeti, tra i quali la Terra (Sistema Eliocentrico) in contrapposizione al Sistema Geocentrico fino allora adottato, seguendo l’astronomia di Tolomeo.

Il libro contiene anche alcuni altri elementi della moderna astronomia, come il corretto ordine dei pianeti, una trattazione del moto di rotazione della Terra attorno al proprio asse, una stima delle distanza tra Sole e pianeti, considerate piccole rispetto alla distanza delle stelle, la precessione degli equinozi ed altro.

Aveva anche difetti che sarebbero stati poi corretti, come le orbite circolari e gli epicicli, per cui le previsioni numeriche (tavole delle effemeridi) che da esso si potevano ottenere non erano più precise di quelle ottenute col Sistema Tolemaico (Tavole Alfonsine). Questo non lo rese popolare tra gli astronomi che gli preferirono ben presto il sistema di Ticho Brahe.

La rivoluzione copernicana influenzò tuttavia filosofi come Giordano Bruno e scienziati come Keplero e Galileo e l’osservazione di quest’ultimo delle fasi di Venere (nel Sidereus Nuncius) fornì un primo riscontro osservativo delle intuizioni copernicane.

Solo con Newton, cioè con una visione ‘dinamica’, il punto di vista copernicano si affermò definitivamente su quello tolemaico.

In seguito la teoria copernicana fu condannata ufficialmente dalla Chiesa nel 1616, condanna ribadita dal processo a Galileo del 1633, anche se ebbe ben presto una diffusione pressoché inarrestabile fino alla definitiva affermazione.