Max von Laue
Figlio di Julius Laue, alto ufficiale dell’amministrazione militare che nel 1913 fu insignito del titolo nobiliare ereditario ed aggiunse quindi ‘von’ al nome – diritto esteso agli eredi, tra i quali Max.
Il padre si trasferì spesso a causa dei suoi incarichi e quindi egli frequentò le scuole in varie città, tra le quali Posen, Berlino e Strasburgo, dove si appassionò alle scienze.
Dopo il servizio militare, nel 1899, entrò all’Università di Strasburgo per studiare matematica, fisica e chimica, ma si trasferì presto a Göttingen dove il prof. W. Voigt (studioso di cristallografia, che introdusse il termine ‘tensore’ e per primo ipotizzò quelle che saranno le trasformazioni di Lorentz) lo indirizzò verso la fisica teorica.
Passò un semestre all’Università di Monaco, per trasferirsi nel 1902 a Berlino dove studiò con Max Planck, che gli affidò la tesi di dottorato su fenomeni di interferenza in lastre piane e parallele, che aveva già studiato nel corso di Otto Lummer.
Dopo il dottorato, nel 1903 tornò a Göttingen, ma nel 1905 fu chiamato da Max Planck come suo assistente all’Istituto di fisica teorica di Berlino, instaurando con lui una lunga collaborazione e amicizia.
Fu uno dei primi fisici tedeschi ad interessarsi alla relatività einsteiniana: tra il 1907 e il 1911 pubblicò otto lavori sull’argomento, nel 1911 uno dei primi libri sulla relatività ristretta e più tardi, nel ’21, sulla relatività generale.
Nel 1909 si trasferì a Monaco, da A. Sommerfeld, come libero docente, tenendo corsi di ottica, termodinamica e relatività, e nel 1912 divenne professore di fisica a Zurigo, poi a Francoforte nel 1914. Nel 1910 aveva sposato Magdalena Degen.
A Monaco iniziò ad occuparsi della diffrazione di raggi X, per i quali non era stata ancora provata la natura di onde elettromagnetiche, così come si avevano dubbi sulla struttura dei cristalli e sulla disposizione degli atomi.
Dato che padroneggiava la teoria della diffrazione della luce da reticoli, ebbe l’idea di proporre un esperimento sulla diffrazione di raggi X da parte di cristalli, pensando che, se il reticolo cristallino era realmente esistente e se i raggi X si comportavano come la luce, allora si sarebbe ottenuta una figura di diffrazione.
Durante una gita sciistica comunicò la sua idea a Sommerfeld e Wien, che rimasero molto scettici, mentre W. Friedrich, assistente di Sommerfeld, e P. Knipping decisero di tentare l’esperimento al quale parteciparono vari altri fisici dell’Istituto di Monaco.
Il 4 maggio del 1912 annunciarono di avere ottenuto su lastra fotografica un’immagine di diffrazione di raggi X, da cristalli di solfato di rame. Con questo esperimento si provavano in un sol colpo l’esistenza degli atomi nei cristalli, la struttura a reticolo dei cristalli e la natura ondulatoria dei raggi X, determinandone anche la lunghezza d’onda.
Per questo Laue (allora da poco ‘von’) ottenne il Premio Nobel del 1914.
Quando i nazisti invasero la Danimarca, il chimico ungherese Gyorgy de Hevesy (Premio Nobel per la Chimica del 1943) dissolse le medaglie d’oro del premio Nobel di von Laue e di James Franck in acqua regia per impedirne il furto da parte dei nazisti. La soluzione rimase presso l’Istituto di Niels Bohr e dopo la guerra fu recuperata per rifondere le due medaglie con l’oro originale.
La teoria di von Laue e il primo esperimento aprirono la strada ai lavori sperimentali di William e Lawrence Bragg, premiati col Nobel l’anno successivo, nel 1915, mentre Laue, da fisico teorico, si occupò di perfezionare la teoria dell’interferenza dei raggi X, che pubblicò nel libro Röntgenstrahl-Interferenzen del 1941.
Nel 1916 si trasferì a Würzburg dove, durante la prima guerra, lavorò a sistemi di telefonia e telegrafia senza fili; nel 1919 tornò a Berlino da Planck, come Professore di fisica, posto che manterrà fino al 1943.
Nel 1917 era stato fondato l’Istituto di Fisica a Berlino-Dalhem, con Einstein come Direttore; Laue divenne il suo vicedirettore, occupandosi anche delle questioni amministrative, in stretto contatto con l’organizzazione di gran parte della ricerca scientifica tedesca.
Nel 1932 interpretò alcuni fenomeni legati alla superconduttività, in particolare quando i superconduttori erano immersi in campi magnetici, già osservati da Kamerlingh Onnes e da Haas. La sua spiegazione fu verificata da W. Meissner e divenne la base della prima teoria della superconduttività dei fratelli Fritz e Heinz London.
Laue pubblicò un lavoro con i fratelli London e tra il ’37 e il ’47 pubblicò dodici articoli e un libro sull’argomento.
La collaborazione con Meissner aveva inaugurato nel 1934 il suo rapporto di consulenza con l’Istituto Fisico-Tecnico Imperiale di Berlino-Charlottenburg.
All’avvento del nazismo protestò energicamente, come segretario della Società Tedesca di Fisica, contro l’espulsione di Einstein e bloccò la richiesta del regime di ammettere all’Accademia Prussiana il sostenitore della ‘fisica tedesca’ Johannes Stark.
Difese sempre, anche a rischio personale, la teoria della relatività, osteggiata dalla fisica di regime rappresentata da Lenard e Stark e durante la guerra la sua casa accolse figli e amici di fisici olandesi, francesi e norvegesi deportati dai nazisti dopo l’occupazione.
Anche per questo perse le collaborazioni con l’Istituto Fisico-Tecnico, rimanendo però sulla cattedra di Berlino, dalla quale si dimise nel 1943.
Nel 1944, dopo il bombardamento di Berlino, l’Istituto di Fisica Kaiser Wilhelm si trasferì a Hechingen in Württemberg e Laue rimase quale direttore facente funzioni. Nel periodo di forzato riposo, per distrarsi dai pensieri della guerra, scrisse una Storia della Fisica che ebbe numerose edizioni e traduzioni.
Nel 1945, accolse le benvenute truppe francesi e fu trasferito in Inghilterra, insieme ad altri nove scienziati tedeschi, dove rimase sino al 1946. Durante l’internamento riprese gli studi sui raggi X e contribuì con un lavoro sull’assorbimento di raggi X al Congresso di Cristallografia di Harvard del 1948.
Al ritorno in Germania tornò a Göttingen, come Professore e Direttore del Max Planck Institut, e si adoperò per la rifondazione della Società Tedesca di Fisica (DPG).
Quando, dopo la riapertura delle frontiere tedesche, chiesero ad Einstein, che come è noto rifiutò di tornare in Germania, se voleva mandare messaggi ai colleghi di un tempo, rispose semplicemente ‘salutatemi Laue’, e nessun altro!
Nel 1951 fu eletto Direttore del Fritz Haber Institut di chimica-fisica a Berlino e continuò a lavorare sull’ottica dei raggi X. Nel 1958 si ritirò ufficialmente, continuando però la sua attività, e nel 1959 fu solennemente festeggiato a Berlino-Dalhem il suo ottantesimo compleanno.
Sei mesi dopo, mentre in auto si recava al suo Istituto, un motocilclista, patentato da due giorni, lo investì, la sua auto si rovesciò e fu estratto dai pompieri e morì due settimane dopo a causa delle ferite riportate.
Ebbe numerose onorificenze e riconoscimenti, tra cui la medaglia Max Planck, e dottorati onorari. Membro delle Accademie Russa, Prussiana, Viennese, dell’American Physical Society, e membro onorario delle Accademie delle scienze di Göttingen, Monaco, Torino, Stoccolma, Pontificia, Madrid, dell’Accademia dei Lincei e della Royal Society. Nel 1948 fu eletto presidente onorario dell’International Union of Crystallographers e nel 1957 fu insignito della Legion d’Onore francese.
Grande appassionato di sci e alpinismo (preferiva i ghiacciai alpini alla arrampicata su roccia), di vela e di motorismo, era noto a Berlino prima come motociclista e poi come automobilista che amava la velocità, ma che non aveva mai avuto, prima dell’ultimo fatale, nessun incidente.
Negli ultimi anni soffrì di depressione e di manie di persecuzione da parte dei militari e dei colleghi, ma superò la malattia recuperando il suo umorismo e gioia di vivere. Era amante delle arti e soprattutto della musica classica, e leggeva con passione di storia e filosofia della scienza.
A lui (insieme al francese Paul Langevin) è stato intitolato l’Institut Laue-Langevin (ILL) di Grenoble, dedicato alla ricerca con neutroni, uno dei laboratori sovranazionali europei.