Max Planck

Proveniva da una famiglia ricca di stimoli culturali, che vanta tra gli avi giuristi e pastori protestanti; in particolare il padre era professore di diritto costituzionale. Trasferitosi con la famiglia a Monaco di Baviera nel 1867, poco prima dell’unificazione della Germania, frequenta il Gymnasium a Monaco, poi le Università di Monaco e di Berlino, dove ebbe come insegnanti Kirchhoff e von Helmholtz; conseguì il dottorato a Monaco nel 1879. Ottiene la cattedra di fisica teorica all’Università di Kiel nel 1885, a soli ventotto anni. Nel 1889 si trasferisce all’Università di Berlino, succedendo a Kirchhoff, e vi rimane fino al suo pensionamento nel 1926.

Diventa con l’andare del tempo uno dei fisici tedeschi più autorevoli e viene nominato Presidente del ‘Kaiser Wilhelm Institut’ per l’Avanzamento della Scienza (dal 1951 chiamato “Max Planck Institut”) carica che mantiene fino al 1937. Fu membro dell’ Accademia Prussiana delle Scienze dal 1894 e Segretario della stessa dal 1912. Fu anche membro della Royal Society, che lo insignì della Medaglia Copley nel 1928.

I suoi primi lavori sono stati sulla termodinamica, interesse acquisito studiando con Kirchhoff, che ammirava molto, e leggendo i lavori di Clausius. Nello stesso tempo la sua attenzione si spostò ai processi radiativi e alla natura elettromagnetica degli stessi. Questi studi lo condussero ad interessarsi della distribuzione dello spettro di emissione del corpo nero. La distribuzione dell’energia emessa da un corpo nero ad una data frequenza, in funzione della temperatura, misurata in quegli anni a Berlino da Rubens, Lummer e Pringsheim, non era in accordo con le previsioni della fisica classica (legge di Wien). Planck riuscì ad ottenere una funzione in accordo con gli esperimenti, usando la termodinamica, in particolare l’approccio probabilistico all’entropia di Boltzmann, in un lavoro pubblicato nel 1900 dove si introduce una constante universale h (ora chiamata costante di Planck) che ha le dimensioni di energia × tempo, da lui chiamata ‘quanto di azione’. L’energia emessa da un oscillatore con frequenza ν risulta essere .

Questo lavoro segnò una svolta epocale nella storia della fisica, anche se le sue implicazioni saranno pienamente comprese solo dopo i lavori di Einstein del 1905 (quanti di luce), di Bohr-Sommerfeld (atomo di Bohr) e di Schrödinger.

Planck nel 1918 ricevette il Premio Nobel per la sua ipotesi dei Quanti anche se la considerò sempre provvisoria e insoddisfacente e tentò di eliminarla, respingendo la generalizzazione operata da Einstein della quantizzazione di ogni radiazione. In questo manifestò la sua mentalità e formazione basata sulla fisica classica. Le sue opere scientifiche più importanti sono: Thermodynamik (Termodinamica) (1897) e Theorie der Wärmestrahlung (Teoria della radiazione) (1906).

Fu molto stimato dai colleghi non solo per l’importanza della sua opera scientifica, ma anche per le sue doti personali. Era un valente pianista e disse di aver considerato la possibilità di intraprendere la carriera di musicista.

Durante il nazismo sentì il dovere di restare nella sua patria, ma si oppose apertamente alla politica del governo hitleriano, in particolare alla persecuzione degli ebrei.
La vita dello scienziato fu purtroppo oscurata da eventi familiari molto dolorosi. Perse la prima moglie, Marie Merck, nel 1909; si risposò più tardi con la cugina Marga von Hösslin. Tre dei suoi quattro figli del primo matrimonio morirono giovanissimi, durante la Prima Guerra mondiale, e l’ultimo figlio superstite fu giustiziato dai nazisti per aver partecipato al fallito attentato contro Hitler del 1944. Inoltre Planck, ormai vecchissimo, perse la sua casa in un bombardamento aereo.