Luigi Palmieri
Studiò prima al Seminario di Caiazzo, poi matematica e scienze naturali all’Università di Napoli dove si laureò nel 1825 in Scienze fisiche e matematiche e successivamente in Filosofia. Insegnò quindi in scuole superiori di Salerno, Campobasso e Avellino finché nel 1845 ottenne la cattedra di fisica al Collegio della Reale Marina di Napoli. Nel 1847 fu chiamato alla cattedra di Logica e Metafisica dell’Università succedendo a Pasquale Galluppi.
Nel 1852 ottenne il permesso di utilizzare l’Osservatorio Vesuviano per le sue ricerche e nel 1855 ne divenne il Direttore dopo la morte di Macedonio Melloni.
Diresse l’Osservatorio fino alla morte, facendo costruire una torretta meteorologica in cui fu trasportata una parte degli strumenti acquistati da Melloni a Parigi (oggi custoditi presso il Dipartimento di Fisica dell’Università). Fondò e diresse gli Annali dell’Osservatorio vesuviano dove descrisse minuziosamente le eruzioni tra il 1855 e il 1872.
Contemporaneamente fu creata per lui la cattedra di Fisica Terrestre e Meteorologia dell’Università di Napoli, che occupò dal 1860, realizzando una proficua collaborazione tra Osservatorio e Università.
Lasciò quindi l’insegnamento della filosofia con una prolusione che denunciava la minaccia proveniente dalle ‘astrattezze e fantasticherie delle filosofie del Nord’ riesumate dagli hegeliani. Tali tesi vennero confutate dalle celebri lezioni del suo successore Bertrando Spaventa. Tornò successivamente alle sue riflessioni filosofiche e in Uso delle ipotesi nelle scienze naturali (Napoli, 1881) il vecchio maestro criticò il naturalismo positivistico, indicando nel metodo sperimentale galileiano la via sicura sia per le scienze che per la stessa filosofia.
Nella sua attività scientifica si dedicò allo studio dell’elettricità atmosferica, ideando nuovi strumenti tra i quali l’elettrometro bifilare che prende il suo nome. Costruì anche il primo sismografo elettromagnetico per registrare intensità, durata e provenienza di una scossa sismica, iniziando così la sorveglianza strumentale del Vesuvio e degli altri vulcani attivi. Ideò anche un pluviometro e un anemometro.
Durante la eruzione del 1872 si verificò un evento drammatico quando un gruppo di studenti, volendo osservare il fenomeno da vicino, fu travolto da un improvviso flusso di lava e tutti persero la vita. Palmieri avrebbe dovuto essere con loro, ma si trovava ancora a Napoli per prelevare delle strumentazioni. L’evento lo scosse profondamente e non si allontanò più dall’Osservatorio, non smise di registrare le sue osservazioni nemmeno quando, alcuni giorni dopo, fu circondato dalla lava.
Per tale atto di coraggio e dedizione alla sua attività fu nominato Senatore del Regno nel 1876 (insieme a Giuseppe Verdi).
Il Governo decise anche di installare all’Osservatorio un telegrafo per facilitare le comunicazioni ed evitare un eventuale isolamento, primo esempio di intervento di protezione civile per la salvaguardia di popolazioni residenti ad aree a rischio vulcanico. A tal fine Palmieri modificò e migliorò un telegrafo Morse.
I biografi ne ricordano la capacità didattica e l’amore che aveva per l’insegnamento, tanto da rifiutare di fare il Ministro della Pubblica Istruzione, accettando invece più volte la carica di Rettore dell’Università di Napoli.
Fu membro dell’Accademia delle Scienze di Napoli dal 1861 e dell’Accademia dei Lincei dal 1871, oltre al titolo di Senatore ottenne onorificenze anche dal Brasile e Messico e fu consigliere comunale a Napoli. Tra le sue opere il trattato Nuove lezioni di fisica sperimentale e di fisica terrestre (Napoli, 1883) e Les lois et les origines de l’électricité (Parigi, 1885).