Laura Bassi
Figlia di un avvocato, Laura Maria Caterina fin dall’infanzia mostrò un grande desiderio di imparare e studiò privatamente, dai tredici ai venti anni, col medico di famiglia, Gaetano Tacconi, soprattutto filosofia. Sostenne brillantemente un esame davanti a cinque dotti il 17 aprile 1732 e il 12 maggio le fu conferita la laurea in filosofia, avvenimento straordinario tanto che per più giorni vi furono festeggiamenti in città.
Grazie al suo estimatore Cardinale Prospero Lambertini, appena tornato a Bologna come Arcivescovo (e futuro papa Benedetto XIV), le vennero assegnate le lezioni universitarie di filosofia e fu nominata all’Accademia delle Scienze di Bologna.
Per la sua condizione femminile trovò parecchie resistenze negli ambienti accademici e poteva tenere lezioni pubbliche solo col permesso del Senato Accademico, di solito nelle rare occasioni quando tra il pubblico vi erano donne.
Nel 1738 sposò il medico Giuseppe Veratti e la condizione di maritata le aprì salotti ed ambienti intellettuali prima preclusi. Pur dedicandosi agli studi e all’insegnamento, ebbe otto figli che educò ed allevò personalmente. Dei cinque che sopravvissero, uno, Paolo, divenne medico e fisico, l’unica figlia, Caterina, divenne suora e due figli divennero canonici.
Nel 1745 il Papa Benedetto XIV (Lambertini) in un programma di potenziamento della fisica a Bologna, che nelle sue intenzioni doveva diventare un centro culturale preminente, acquistò strumentazioni olandesi e il laboratorio di ottica di Giuseppe Campani e fondò un gruppo di 24 accademici chiamati ‘Benedettini”. Naturalmente inserì anche la prediletta Laura Bassi, suscitando le proteste degli altri, così che alla fine fu aggiunta come venticinquesima, senza diritto di voto.
Nel 1749, per le difficoltà di mantenere insegnamenti pubblici, fondò presso la propria abitazione una scuola privata di fisica sperimentale, attiva fino alla sua morte e proseguita dal marito, dotata di un laboratorio scientifico che divenne uno dei più consistenti dell’epoca.
Tenne corsi di ‘Fisica newtoniana’ per 28 anni, perfezionandosi anche nel calcolo infinitesimale con Gabriele Manfredi, che ebbero l’importante risultato di introdurre le idee newtoniane in Italia, molto frequentati, tra gli altri dal giovane cugino Lazzaro Spallanzani che incoraggerà ad intraprendere la carriera scientifica.
Nel 1732 scrisse un trattato dove criticò le teorie cartesiane e Algarotti nel suo Newtonianesimo per le dame (1737) la cita due volte e precedentemente nella sua dissertazione di laurea la aveva già citata come ‘newtoniana’.
Nel suo laboratorio, insieme al marito, fece esperimenti sulla presenza nei corpi animati della sensibilità, situata nei nervi, e l’irritabilità, situata nei muscoli, dando così origine agli studi di elettrofisiologia che avviarono una delle più accese dispute del Settecento tra Galvani, von Haller e poi Volta. Questi studi furono pubblicati, col nome solo del marito, in Osservazioni fisico-mediche attorno all’elettricità (1748) nel quale si presentano vari casi di guarigioni straordinarie dovute all’elettricità.
Non restano libri o testi pubblicati col suo nome, un po’ perché la pubblicazione di un libro richiedeva un notevole sforzo finanziario, e i Veratti non erano ricchi, e anche perché la pubblicazione firmata da una donna era malvista (Émilie du Châtelet pubblicò anonime le Institutions de physique (1740) e la sua traduzione commentata dei Principia di Newton uscì solo dopo la sua morte e col finanziamento del suo amico Voltaire).
Si occupò anche di fluidi, in particolare della legge di Boyle, e, con una serie di esperimenti sul comportamento dell’aria in varie condizioni di pressione e volume, arrivò alla conclusione che l’aria rispettava la legge di Boyle nelle giornate di bassa umidità, mentre nelle giornate molto umide la legge veniva disattesa: occorreva tenere conto del vapore acqueo quale ulteriore parametro sperimentale. (Questa serie di esperimenti venne citata come il maggior contributo che diede alla Fisica nell’Elogio pronunciato nell’occasione del suo funerale).
Per quanto riguarda i fenomeni elettrici, che iniziavano ad essere studiati a quel tempo, era a conoscenza della proprietà degli oggetti appuntiti di "attrarre" elettricità, forse addirittura prima di Benjamin Franklin, del quale condivideva l’idea della conservazione del fluido elettrico, a quel tempo oggetto di un intenso dibattito.
Ebbe ospiti illustri scienziati, come Giovanni Battista Beccaria, col quale tenne nel 1756 una serie di esperienze di elettricità, e una intensa corrispondenza con i maggiori scienziati del tempo come l’Abate Nollet o giovani promettenti come Alessandro Volta.
Nel 1776 fu finalmente chiamata, dopo molte discussioni, alla cattedra di Fisica Sperimentale all’Istituto delle Scienze dell’Università di Bologna, prima donna in Europa. Suo assistente era il marito, che le succederà alla morte due anni dopo.
Fu sepolta nella chiesa del Corpus Domini a Bologna; vicino a lei nel 1798 fu sepolto Luigi Galvani.
Il loro laboratorio fu venduto dal figlio Paolo, anch’egli fisico, nel 1818 quando si ritirò dall’insegnamento e in seguito si persero le tracce di quello che era stato uno dei centri di ricerca e strumentazioni scientifiche più importanti d’Europa.
Venne definita ‘l’onore del suo sesso’, ed era considerata donna di eccezionale ingegno nella fisica e matematica, ma anche in logica, metafisica, latino, greco e francese. Fu in contatto con illustri personaggi del tempo, come Voltaire, che di passaggio per Bologna vollero conoscerla.
Era però difficile, allora come adesso, per una donna essere scienziato, professore, intellettuale, madre e moglie e dovette subire numerose accuse, dalle critiche scientifiche ai pettegolezzi personali, all’obiezione che avesse trascurato le pubblicazioni per dedicarsi alla famiglia.
Restano, a testimoniare il suo ruolo scientifico, ben 29 pubblicazioni all’Accademia delle Scienze di Bologna.
Nel 1860 le venne dedicata la Scuola Superiore per Maestre, scegliendo il suo nome tra le non poche donne bolognesi distintesi, come la prima dottoressa titolare di cattedra di diritto Bitisia Gozzadini (1209-1261), la scultrice Properzia de’ Rossi (1495-1530) o Novella e Bettina Calderini (XIV secolo), docenti di diritto e filosofia – (ora è il Liceo Laura Bassi).