Julius Robert Oppenheimer

Il padre Julius era un immigrato ebreo arrivato da Hanau in Germania a 17 anni per lavorare nell’azienda familiare di importazione tessuti con la quale ben presto fece fortuna. Amante dell’arte e della letteratura si era formata una importante galleria personale che conteneva anche tre Van Gogh. Robert lo descriverà come “la persona più tollerante e umana”. La madre Ella Friedmann era un’artista di Baltimora, anch’essa di origini tedesche, che aveva studiato pittura a Parigi e insegnava arte a New York.

Gli Oppenheimer vivevano in un lussuoso appartamento a Riverside Drive, elegante quartiere sulla riva dell’Hudson e il piccolo Robert crebbe in un’atmosfera di agiatezza, ma anche intellettuale e di gusti raffinati.

Frequentò l’Ethical Culture School dove imparò matematica e scienze, insieme al greco, alla letteratura europea e classica, all’arte e alla storia e mantenne per sempre questi interessi umanistici alla stessa stregua di quelli scientifici.

Quando aveva otto anni nacque il fratello Frank che diverrà anch’esso scienziato.

Dalla Germania il nonno gli aveva regalato una piccola collezione di minerali che crebbe tanto da farlo ammettere a 12 anni al New York Mineralogical Club dove tenne anche una relazione e gli fu pubblicato un articolo.

Per problemi di salute dovette ritardare di un anno l’inizio degli studi ad Harvard e per riprendersi si recò in New Mexico dove si appassionò ai cavalli, alle montagne e alla vita degli altipiani del West.

Ad Harvard studiò letteratura francese e greco insieme alle scienze e seguì un corso di termodinamica del futuro Nobel Percy Bridgman che lo appassionò alla fisica sperimentale così che si iscrisse con un anno di anticipo al corso di laurea in fisica, studiando per suo conto e chiedendo di essere ammesso a seguire le lezioni dei corsi superiori.

Nel 1925 si laureò (B.A.) in chimica con lode e, come molti giovani scienziati americani, si recò in Europa, al Cavendish Laboratory di Cambridge, per lavorare con J.J. Thomson. Tuttavia era poco portato per la fisica sperimentale sentendosi sempre più attratto dalla fisica teorica e dalle nuove idee della meccanica quantistica, così che si recò a Gottinga, allora il centro della nuova fisica, invitato da Max Born.

Nonostante la sua scarsa conoscenza dell’argomento e la giovane età, aveva 22 anni e ne dimostrava meno, lavorò con Dirac (abitava nella stessa casa), Born, Condon e tanti altri giovani colleghi, tra cui Heisenberg e Pauli, guadagnandosi una buona reputazione. Discutendo con altri propose quello che venne chiamato effetto tunnel utilizzato lo stesso anno da Gamow per spiegare la disintegrazione radioattiva.

Nel 1927 ottenne il dottorato con lode a Gottinga con una tesi sui problemi dello spettro continuo e continuò a lavorare sulla meccanica quantistica applicata ai problemi di diffusione e alla teoria quantistica delle molecole con Born, pubblicando un lavoro che contiene la cosidetta approssimazione di Born-Oppenheimer.

Con una ottima fama tornò in America e ottenne un posto di ricercatore al Caltech (California Institute of Technology) di Pasadena e nel viaggio in treno attraverso l’America lesse in una notte tutta la Storia e decadenza dell’impero romano di Gibbon. In effetti manteneva sempre forti interessi umanistici, leggeva il latino e più tardi studiò a fondo il sanscrito e le filosofie indù e buddiste non accontentandosi delle culture occidentali.

Ricevette subito numerose proposte da Università americane ed europee e scelse un posto di professore associato all’Università di Berkeley che lo attirava perché allora era come un deserto, tuttavia potenzialmente fertile e inoltre possedeva una collezione di poeti francesi dei secoli XVI e XVII !

Prima di assumere l’incarico gli fu diagnosticata una lieve tubercolosi e insieme al fratello sedicenne passò una vacanza in New Mexico presso un ranch che battezzò “Perro Caliente” (Hot Dog) e più tardi acquistò. Nel viaggio di ritorno ebbero un incidente automobilistico e Robert si ruppe un braccio arrivando così a Pasadena con una vistosa fasciatura rossa.

Nel 1928 ritornò in Europa e si fermò a Leida, invitato da Ehrenfest, dove tenne una conferenza in olandese dopo solo pochi giorni dal suo arrivo. Qui venne soprannominato ‘Opje’ che divenne in America ‘Oppie’ . Visitò anche Kramers a Utrecht e passò vari mesi a Zurigo con Pauli.

Il ‘deserto’ di Berkeley in pochi anni divenne il centro di attrazione per brillanti giovani studenti di fisica grazie al fisico sperimentale Ernest Lawrence (l’inventore del ciclotrone) e a Oppenheimer anche perché, diversamente da altrove, la fisica sperimentale e teorica nel campo delle ricerche sul nucleo e sulle particelle subatomiche qui divennero strettamente integrate.

‘Oppie’, come lo chiamavano, fece scuola, più grazie al suo entusiasmo e all’amore che trasmetteva per il suo lavoro che per le sue lezioni, considerate confuse e poco comprensibili, e nel campus si potevano riconoscere i suoi discepoli che lo imitavano anche nel modo di muoversi, atteggiarsi ed esprimersi.

Formò un gruppo di studenti di dottorato che riuniva nel suo ufficio per discussioni che spaziavano sui più diversi argomenti, dai progressi delle loro ricerche alla filosofia indù al Capitale di Marx.

Divenne anche buon amico di Lawrence anche se avevano ben poco in comune, uno teorico raffinato e colto, ebreo ricco dell’Est, l’altro sperimentale della provincia (Sud Dakota) che si era pagato gli studi con vendite porta a porta.

Gli eventi scientifici e politici precipitarono negli anni trenta, la scoperta della disintegrazione del nucleo (da Chadwick a Fermi a Joliot-Curie ad Hahn e Strassmann) e l’avvento di Hitler con la persecuzione degli ebrei che colpì numerosi scienziati e l’invasione della Polonia che diede inizio alla Seconda Guerra mondiale.

A metà degli anni trenta Oppenheimer che non si era interessato finora di politica conobbe Jean Tatlock, una studentessa di psicologia che si dedicava alla causa dei repubblicani spagnoli e lo mise in contatto con ambienti radicali e comunisti di Berkeley.

Nel 1937 quando il padre morì lasciandogli una grossa eredità (300.000 dollari di allora) finanziò con somme consistenti movimenti di sinistra soprattutto in sostegno dei repubblicani durante la guerra civile spagnola.

L’impegno politico tuttavia si intiepidì, anche se rimase la preoccupazione per i colleghi e anche parenti ebrei in Germania, e dopo le notizie sulle persecuzioni staliniste anche di scienziati antifascisti, le simpatie comuniste subirono una doccia fredda e si allontanò dal partito (al quale non aveva peraltro mai aderito) mantenendo però contatti personali e scientifici con molti membri tra i quali il fratello Frank, che era diventato uno scienziato dei raggi cosmici.

Nel 1940 sposò una biologa, Kitty Harrison, già moglie di un eroe della Guerra Civile spagnola dalla quale ebbe due figli.

Allo scoppio della Guerra il Lawrence Radiation Laboratory di Berkeley fu coinvolto nel progetto di costruzione dell’arma nucleare, grazie a Lawrence, Compton, Conant e anche Oppenheimer, per le sue vaste conoscenze nel campo della fisica atomica e nucleare, fu aggregato alle ricerche teoriche nel 1941. Nel ’42 riunì a Berkeley un gruppo di luminari, tra i quali Bethe, Teller, Van Vleck, Felix Bloch e Frenkel, per discutere dello stato di avanzamento dei lavori.

Quando il Gen. Groves fu incaricato del Progetto Manhattan e decise di creare un laboratorio centrale segreto che riunisse le ricerche, allora in istituzioni sparse per tutto il paese, allo scopo di ottimizzare i tempi e coordinare meglio i lavori, incaricò della direzione scientifica del progetto proprio Oppenheimer, sorprendendo tutti e irritando Lawrence, anche per le sue passate idee politiche e la sua scarsa esperienza organizzativa.

Cercando un posto adatto Oppenheimer si rivolse al New Mexico, non lontano dal suo ranch, e così sorse il Los Alamos Laboratory, nulla più di un insieme di baracche, dove riunì i migliori fisici nucleari del tempo: Fermi, Bethe, Weisskopf, Teller, Feynman e tanti altri. Per volere di Lawrence la direzione amministrativa fu affidata all’Università di Berkeley anche se nemmeno i tesorieri e i dirigenti conoscevano lo scopo e persino la esatta collocazione del laboratorio, al Presidente dell’Università si parlò dello sviluppo di un ‘raggio della morte!

Oppenheimer si dimostrò una buona scelta, a 38 anni aveva vaste conoscenze di fisica nucleare, anche se non specializzate, non era un Premio Nobel, ma si rivelò un abile organizzatore e coordinatore delle numerose ricerche che si svolgevano a Los Alamos e altrove, come nelle installazioni per l’arricchimento dell’uranio e produzione del plutonio di Hanford e Oak Ridge. Nonostante molti problemi si giunse alla realizzazione di un prototipo di bomba nucleare (chiamato “Trinity”) che fu necessario provare il 16 Luglio 1945 a Alamogordo, New Mexico. Assistendo all’esplosione Oppenheimer riferì al fratello semplicemente: “it worked” (ha funzionato).

L’eventuale uso della bomba contro civili suscitò aspri contrasti tra i fisici coinvolti, la posizione di Oppenheimer fu per un uso effettivo contro un obiettivo, possibilmente ma non necessariamente militare, e non per una dimostrazione come molti proponevano, anche perché questa poteva fallire e sarebbe stato controproducente.

Come tutti sanno la Bomba all’uranio (“Little Boy”) fu usata su Hiroshima e quella al plutonio (“Fat Man”) tre giorni dopo su Nakasaki e il Giappone si arrese sei giorni dopo ponendo fine alla guerra.

Oppenheimer, conosciuto a livello mondiale come il “padre della bomba atomica”, fu chiamato come consulente politico sull’uso dell’energia nucleare, tuttavia dopo una iniziale euforia per la conclusione di un lavoro ben svolto, al ritorno in California manifestò disperazione per le notizie che arrivavano dal Giappone sugli effetti dell’arma.

Ad una manifestazione organizzata dall’esercito per il conferimento di un’onorificenza al laboratorio di Los Alamos disse: se le armi atomiche entreranno a far parte degli arsenali delle varie nazioni, verrà un tempo che l’umanità maledirà i nomi di Los Alamos e di Hiroshima. I popoli del mondo dovranno unirsi o periranno tutti, la recente guerra ha scritto queste parole e la bomba atomica le ha sottolineate …

Negli anni successivi Oppenheimer si batterà per un controllo internazionale dell’energia atomica e per una riduzione degli armamenti nucleari e nel 1947 quando si formò la Atomic Energy Commission fu nominato all’unanimità Presidente del Consiglio di consulenza.

Nello stesso anno lasciò Berkeley, anche perché non voleva essere alle dipendenze di Lawrence e accettò il posto di Direttore dell’Istituto di Studi Avanzati di Princeton dove attrasse numerosi giovani talenti, ma non si dedicò più alla ricerca attiva.

Nella Commissione per l’Energia Atomica si batté contro il progetto di realizzazione di una bomba a fusione (bomba H) per motivi tecnici, scientifici e politici, scontrandosi con i sostenitori, soprattutto Teller e Lawrence.

All’instaurarsi della ‘guerra fredda’ alla fine degli anni ’40 il problema delle infiltrazioni comuniste si faceva pressante, anche per la scoperta di una rete spionistica sovietica in Canada, e iniziarono problemi specialmente per i fisici nucleari per la paura che la Russia potesse sviluppare una propria bomba atomica.

Oppenheimer, che aveva sostenuto l’opportunità politica, subito bocciata dal governo USA, che le due superpotenze condividessero le conoscenze nucleari, era nel mirino anche per un episodio avvenuto durante la guerra, il cosiddetto “incidente Chevalier” dal nome di un collega e vecchio amico, Haakon Chevalier, che lo avrebbe contattato, insieme ad altri coinvolti nel progetto Manhattan, per passare informazioni ai russi, proposta che a suo dire tutti i contattati respinsero aspramente. Invitato a fornire al servizio di sicurezza i nomi dei coinvolti, dopo molte insistenze confessò al Gen. Groves solo il nome del fratello Frank che aderiva al partito comunista e lavorava allora all’impianto nucleare di Oak Ridge, passando anche qualche tempo a Los Alamos per preparare il ‘Trinity test’.

Le informazioni vennero tenute riservate, anche perché il lavoro di Los Alamos non doveva essere rallentato, ma Frank e altri vennero messi sotto sorveglianza, non trovando però prove di violazioni della sicurezza.

Dopo la guerra Frank ottenne un posto all’Università del Minnesota e nel compilare la necessaria dichiarazione di sicurezza omise di dichiarare la sua passata appartenenza al partito comunista ignorando che l’FBI ne era già al corrente e venne quindi accusato, convocato dinnanzi alla ‘Commissione per le attività anti-americane’ del Sen. McCarthy e licenziato dall’Università. Impossibilitato a lavorare in fisica e privato del passaporto vendette un Van Gogh che aveva ereditato e si ritirò in un ranch del Colorado a fare l’allevatore. Più tardi, nel 1957, riebbe un posto all’Università del Colorado e si occupò di didattica della fisica con metodi nuovi, costruendo una ‘biblioteca di esperimenti di fisica’ . Negli anni sessanta cercò di creare un luogo di apprendimento interattivo della fisica e fondò l’Exploratorium di San Francisco che diresse fino alla morte nel 1985.

Nel frattempo nel 1949 i russi fecero esplodere la loro prima bomba atomica e vennero fatte molte pressioni sul Presidente Truman per la realizzazione della ‘superbomba’ H. Oppenheimer all’interno della AEC si oppose ancora strenuamente, facendosi molti nemici tra cui Strauss e Teller, inutilmente, anche perché ignorava che due esemplari erano praticamente pronti.

Nel 1950 Klaus Fuchs, un fisico inglese che aveva lavorato nel gruppo di Teller a Los Alamos confessò di avere passato ai sovietici progetti segreti riguardanti la bomba atomica e anche i primi abbozzi per la bomba H.

Una settimana dopo il Sen. McCarthy annunciò di avere i nomi di 200 infiltrati comunisti nelle attività del dipartimento di stato.

I nemici di Oppenheimer, politici di Washington e scienziati di Berkeley, con in testa Teller, Lawrence e Strauss, fecero leva su due argomenti: le sue passate simpatie di sinistra e l’affare Chevalier nel quale, a sentire loro, pur avendo denunciato i tentativi di contatto, era stato troppo evasivo nelle denunce e aveva cambiato più volte le versioni dei fatti. Venne messo sotto inchiesta dall’FBI di Edgar Hoover, pedinato e intercettate le sue telefonate e alla fine sospeso dalle attività dell’AEC, quindi dalla conoscenza di ogni segreto nucleare, con l’accusa di essere un rischio per la sicurezza nazionale.

Oppenheimer respinse l’accusa e chiese un’udienza che si tenne nell’aprile 1954 e divenne “il caso J.R. Oppenheimer”, osservato attentamente da scienziati, politici e opinione pubblica. Da eroe nazionale era diventato un pericolo per la nazione. Tra i testimoni più critici vi fu Edward Teller e la sentenza, con quattro voti a uno, confermò il ritiro dei requisiti di sicurezza per motivi di ‘instabilità di carattere’.

Oppenheimer fu esiliato dalle ricerche sulle armi atomiche che aveva creato, ma continuò a tenere conferenze e a scrivere saggi (The Open Mind, Science and the common understanding) dedicandosi al ruolo della scienza nella società, alla storia della scienza e alla natura dell’universo (aveva ipotizzato per primo l’esistenza dei buchi neri). Visitò anche il Giappone e Hiroshima.

Anche il suo accusatore Teller venne emarginato dalla comunità scientifica che parteggiava per Oppenheimer e si rifugiò nelle alte sfere politico-militari come consigliere scientifico.

Dopo l’avvento dell’amministrazione Kennedy e la fine della ‘caccia alle streghe’, Oppenheimer venne moralmente riabilitato e, invitato alla Casa Bianca ad una cena in onore dei Premi Nobel, venne avvicinato da Glenn Seaborg, lo scopritore del plutonio, allora Presidente dell’AEC, che gli chiese se voleva avere una nuova udienza per essere riabilitato, ma rifiutò asserendo che ‘una volta era bastata’.

Venne quindi deciso di conferirgli il prestigioso Premio Fermi in riconoscimento tardivo dell’errore fatto con la sua estromissione, con il voto favorevole anche di Teller. Il premio non poté essere consegnato da Kennedy, perito nell’attentato di Dallas, e fu consegnato dal Presidente Johnson nel 1963.

Visitò ancora Los Alamos e Berkeley nel 1965 accolto da grandi ovazioni, la sua salute tuttavia peggiorava e si dimise da Direttore dell’Istituto di Princeton, assumendo il posto di Professore emerito di fisica teorica che era stato di Einstein.

Morì di un tumore alla gola nel 1967; al suo funerale si riunirono gli scienziati e politici del progetto Manhattan come Robert Serber, Isidor Rabi, il Gen. Groves, John Lansdale, capo della sicurezza a Los Alamos che lo aveva difeso all’udienza presso l’AEC, mentre il vecchio amico Hans Bethe tenne l’orazione commemorativa. Le sue ceneri vennero disperse alle Isole Vergini dove passava le vacanze estive.

Iniziale del cognome: O

Periodo: 1900-1920

Settore: Fisica dei quanti :: Fisica del nucleo

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