John Flamsteed
Il padre era un ricco commerciante mentre la madre morì quando era ancora piccolo e questo turbò la sua crescita. Frequentò la scuola superiore a Derby, ma a 14 anni, per seri motivi di salute, dovette abbandonare la scuola e il padre decise di non mandarlo all’Università, con suo grande disappunto.
Studiò per suo conto astronomia dal 1662 al 1669, attratto dal trattato di Giovanni Sacrobosco (John Holywood) De sphaera mundi, e dalle recenti tavole di Jeremiah Horrocks, morto nel 1641 a 23 anni, e iniziò osservazioni sistematiche che pubblicò nel 1665, a 19 anni, insieme a istruzioni per la costruzione e l’uso di un quadrante astronomico.
Nel 1670 visitò Cambridge e si iscrisse al Jesus College, ma non come residente, frequentando solamente per pochi mesi nel 1674 con la possibilità di seguire alcune delle ‘Lezioni lucasiane’ di Isaac Newton. Nello stesso periodò iniziò una corrispondenza con Henry Oldenburg e John Collins che gli fecero conoscere Sir Jonas Moore durante una visita alla Royal Society nel 1670. Moore divenne il suo protettore e persuase Carlo II a fargli avere un diploma di M.A. dal Jesus College di Cambridge nel 1674. Per riconoscenza Flamsteed gli regalò un barometro e un termometro di sua costruzione, che usava per previsioni meteorologiche.
Nel 1675 si trasferì a Londra per stare con Moore che organizzò un incontro col Re Carlo II per chiedere la istituzione di un Osservatorio Reale. Il 4 marzo 1675 Carlo II nominò Flamsteed Astronomo Reale ("The King’s Astronomical Observator") e per lui fu fondato, costruito ed attrezzato l’Osservatorio Reale di Greenwich che iniziò le operazioni nel 1676.
Fu ordinato diacono nel 1675 e ricevette in cura la parrocchia di Burstow, Surrey, dove visse fino alla morte. Nel 1676 fu eletto alla Royal Society.
Fu un osservatore abile ed accurato e tra i suoi meriti va anche l’invenzione della proiezione conica usata in cartografia. Era anche un abile costruttore di telescopi ed altri strumenti.
Tra le sue osservazioni potrebbe avere visto il pianeta Urano nel 1690, senza riconoscerlo come tale e quindi classificato come una stella (34 Tauri). La stella da lui classificata come ‘3 Cassiopeiae’ non fu mai confermata da astronomi posteriori e secondo alcuni poteva trattarsi di una supernova, l’ultima nella storia della galassia, quella i cui resti costituiscono la potente radiosorgente 3C 461 comunemente chiamata ‘Cassiopeia A’. Tuttavia la posizione non coincide perfettamente e recentemente si è retrodatata l’esplosione al 1667 e non 1680, per cui potrebbe essersi trattato di una scorretta determinazione di una stella già nota.
Aspri furono i suoi scontri con Isaac Newton, allora Presidente della Royal Society, che gli chiedeva dati per verificare i suoi calcoli sull’orbita della Luna, necessari per confermare la sua teoria della gravitazione. Flamsteed riteneva i dati sempre provvisori, forse per paura di essere smentito e Newton pubblicò quindi alcuni dati nati dalle osservazioni di Flamsteed senza preoccuparsi di accreditarle o chiederne formale permesso, provocando un acceso risentimento.
Ancora più turbolento fu il rapporto con Edmund Halley, grande amico di Newton, probabilmente per differenza di carattere e per gelosia professionale. La controversia sorse quando Newton e Halley, per conto della Royal Society, insistettero per pubblicare le eccellenti osservazioni di Flamsteed, nonostante il parere contrario dell’autore che le riteneva ancora provvisorie ed incomplete. Nel 1704 ottennero un finanziamento per la pubblicazione dal Principe Giorgio di Danimarca e, nonostante la morte di quest’ultimo nel 1708 e la forte opposizione di Flamsteed, le osservazioni furono pubblicate da Halley nel 1712 col titolo Historia Coelestis Britannica in 400 copie.
Con l’aiuto del Lord Ciambellano, Flamsteed riuscì a recuperarne 300 copie che bruciò a Greenwich davanti all’Osservatorio nel 1715.
La versione autorizzata fu pubblicata postuma nel 1725 a cura della moglie Margaret col titolo Stellarum Inerrantium Catalogus Britannicus e nel 1729 (poi nel 1753) col titolo di Atlas Coelestis e contiene un catalogo di 2935 stelle, il primo dell’era moderna e base per i successivi. Nella versione non autorizzata le stelle sono numerate per ogni costellazione in base alla luminosità, (Numerazione di Flamsteed) nelle successive no.
Edizioni derivate dal suo catalogo, riviste ed aggiornate, furono pubblicate durante il XVIII secolo da Jean Nicolas Fortin (usando i dati di Nicolas Louis de Lacaille, Jerome de Lalande e Pierre Méchain) e Johann Elert Bode.
Alla sua morte il suo grande nemico Edmund Halley gli successe come secondo Astronomo Reale.
Gli è stato dedicato un asteroide, 4987 Flamsteed, e un cratere lunare.