Johann Elert Bode

Figlio di un mercante di Amburgo, primo di nove fratelli, non frequentò scuole, ma fu istruito in casa dal padre che intendeva avviarlo a succedergli nell’azienda di famiglia. Imparò così a scrivere in maniera corretta e ad essere meticoloso ed ordinato.

In gioventù soffrì di una malattia agli occhi che danneggiò permanentemente l’occhio destro e di questi malanni continuò a soffrire per tutta la vita. Si appassionò tuttavia alla matematica, alla geografia e all’astronomia.

Nel 1765 il medico Heinrich Reimarus, che lo conobbe in occasione di una grave malattia del padre, notò le sue capacità e lo presentò a Johann Georg Büsch, professore di matematica, che fu impressionato dalle sue conoscenze di autodidatta e gli permise di usare la sua biblioteca e i suoi strumenti per continuare la sua istruzione.

Nel 1766, a 19 anni, pubblicò il suo primo lavoro sull’eclisse solare del 5 agosto. Tra le sue prime osservazioni significative vi sono il transito di Venere del 1769, la scoperta di una cometa lo stesso anno e l’osservazione della cometa del 1770.

Nel 1768, con l’appoggio di Büsch, pubblicò un libro per astronomi dilettanti "Anleitung zur Kenntnis des gestirnten Himmels" (Istruzioni per la conoscenza del cielo stellato) che ebbe numerose edizioni fino al 1867.

Nella seconda edizione, del 1772, aggiunse un capitolo e in una nota a questo sottolineò una legge empirica sulle distanze dei pianeti, proposta originariamente da Johann Daniel Titius (Tietz, 1729-96) nel 1766, e che ora è nota come Legge di Bode (o Titius-Bode)*. Quasi certamente conosceva la relazione di Titius, che l’aveva pubblicata in aggiunta alla sua traduzione tedesca di "Contemplation de la nature” di Charles Bonnet, ma non è chiaro perché non riconobbe la priorità.

Inviò una copia del libro a Johann Heinrich Lambert che, favorevolmente impressionato, avviò una corrispondenza con lui e alla fine gli offrì un posto di ‘calcolatore’, col titolo di Professore, alla Accademia delle Scienze di Berlino.

All’epoca l’astronomo dell’Accademia e direttore dell’Osservatorio era Johann III Bernoulli, che però non faceva più osservazioni e Bode iniziò un duro lavoro di calcolo, prima per il ‘Calendario Slesiano’ di Christine Kirch, poi inaugurando con Lambert nel 1774 le prime effemeridi in lingua tedesca, Astronomisches Jahrbuch, che continuò a pubblicare fino alla morte nel 1826.

Nel 1774 sposò Johanna Christiane Lange, una nipote dell’astrononoma Christine Kirch, che morì dopo la nascita del loro quarto figlio nel 1782, e l’anno dopo sposò la sorella maggiore, Sophie Dorothea Lange, che morì anch’essa dopo avergli dato un figlio, così nel 1791 si sposò, per la terza volta, con Wilhelmine Lehmann dalla quale ebbe altri tre figli.

Nel 1774 iniziò l’osservazione di nebulose e ammassi stellari, osservandone una ventina, tra cui tre nuove scoperte M81 e M82 (chiamate ora Galassie di Bode), e M53 (M dal catalogo Messier).

Nell’annuario del 1777 publicò un ‘Catalogo completo delle Nebulose e Ammassi stellari fin qui osservati’, unendo i cataloghi di Hevelius, Lacaille e il primo di Messier, e aggiungendo le proprie osservazioni, tuttavia incluse senza verificare anche molti oggetti che non esistono, presi soprattutto da Hevelius.

Negli anni successivi scoprì altri oggetti celesti, M92 nel 1777, e M64 nel 1779 che però era stata vista da Pigott 12 giorni prima. Nel 1782 pubblicò un atlante stellare, "Vorstellung der Gestirne", basato sulle carte dell’edizione di Fortin dell’Atlas Coelestis di John Flamsteed del 1729, arricchite delle nebulose e ammassi scoperti successivamente.

Nel 1779 scoprì la cometa di quell’anno e in seguitò osservò altre comete e calcolò le loro orbite, predicendo per il 1789 il ritorno della cometa del 1661, osservata allora da Hevelius; ma quell’anno non fu rivista (si pensa ora che la cometa Ikeya-Zhang del 2002 possa essere una ricomparsa di quella cometa).

Bode fu fortemente interessato dal nuovo pianeta scoperto da William Herschel nel marzo 1781, chiamato da lui ‘Georgium Sidus’ in onore di Giorgio III, da Messier ‘Herschel’ e da Peitnet de Savoy ‘Cibele’. Propose il nome Urano che fu subito adottato da tutto il mondo, raccolse per il suo annuario tutte le osservazioni del pianeta e notò che era già stato osservato varie volte, senza saperlo, p.es. da Tobias Mayer nel 1756 e da Flamsteed nel 1690 che lo aveva identificato come la stella 34-Tauri.

L’interesse veniva anche dal fatto che all’epoca la ‘sua’ legge di Bode era soddisfatta da tutti i pianeti noti, da Mercurio a Saturno, ma c’era un vuoto tra Marte e Giove. Quando si seppe che Urano occupava quasi esattamente la posizione prevista, Bode segnalò come urgente la necessità di scoprire il pianeta mancante nello spazio tra il quarto ed il quinto pianeta. Circa vent’anni dopo fu scoperto Cerere, il pianeta nano più interno, nella fascia degli asteroidi tra Marte e Giove.

Non sono riportate sue osservazioni significative dopo il 1782, probabilmente perché il suo interesse fu catturato dal pianeta Urano, ma anche per la morte della prima moglie e per recrudescenze dei suoi problemi agli occhi, nonché per il crescente impegno presso l’Accademia per seguire le pubblicazioni degli Annuari.

Nel 1786 fu eletto membro effettivo dell’Accademia delle Scienze e nel 1787 succedette a Bernoulli come Direttore dell’Osservatorio.

Nel 1801 pubblicò il suo famoso atlante stellare, Uranographia, l’ultimo dove le costellazioni sono indicate in forma di immagine, nel quale introdusse nuove e strane costellazioni, ora sparite dagli atlanti stellari, quali: ‘Officina Tipografica’, ‘Pallone Aerostatico’, ‘Onore di Federico’, ‘Tigre’ (rimane un ricordo del suo ‘Quadrante Murale’ nel nome dello sciame meteorico delle Quadrantidi, ora nella costellazione di Boote).

Nel 1825 si ritirò dalla direzione dell’Osservatorio e morì nel novembre 1826, a 79 anni, quando stava ancora lavorando all’annuario del 1830.

A lui furono dedicati un cratere lunare (la proposta venne quando era ancora in vita!), l’asteroide 998-Bodea, la Galassia (o Nebulosa) di Bode (M81).

 

* La ‘legge’ di Titius-Bode è una formula empirica che descrive con buona approssimazione i semiassi maggiori delle orbite dei pianeti del sistema solare. La formulazione originale era a = (n + 4)/10 UA (con n= 0, 3, 6, 12, 24, 48 …); ora si preferisce a = (0,4 + 0,3 k) UA (dove k assume i valori: 0, 1, 2, 4, 8, 16, 32…).

La relazione, confrontata coi dati sperimentali attuali, è valida entro il 3% (5% di scostamento per Marte) per i pianeti fino a Nettuno, che ha un rilevante scostamento dal valore atteso, mentre il raggio medio di Plutone corrisponde meglio.

Non esistono teorie che giustifichino la legge di Titius-Bode, e potrebbe trattarsi di una semplice e curiosa coincidenza, piuttosto che di una regola universale. Si pensa che il fatto che solo alcune orbite siano ‘permesse’ possa essere legato al meccanismo di formazione dei pianeti. La legge non sembra valere per i satelliti dei pianeti maggiori.