Heinrich Rudolf Hertz
Il padre era un avvocato ebreo convertito al cristianesimo, nominato senatore e capo dell’amministrazione della giustizia. Dopo aver frequentato una scuola tecnica privata, Heinrich si preparò da privatista e si diplomò nel 1875, potendo quindi accedere all’università per studiare ingegneria, prima a Francoforte e successivamente a Monaco.
Avendo ormai optato per la carriera scientifica ed accademica piuttosto che per quella ingegneristica, nel 1878 decise di continuare i suoi studi all’università di Berlino, con Gustav Kirchhoff e Hermann von Helmholtz, e si laureò con lode nel 1880. Dopo essere stato per tre anni assistente di Helmholtz, divenne assistente di fisica teorica all’Università di Kiel. Qui, non avendo a disposizione dei laboratori, si dedicò agli aspetti teorici della fisica e iniziò a studiare la teoria elettromagnetica di James Clerk Maxwell.
Nel 1885, a 28 anni, Hertz fu nominato professore di fisica al Politecnico di Karlsruhe. Fin dal 1879 Helmholtz gli aveva suggerito alcuni esperimenti sui fenomeni elettromagnetici basati sulle conoscenze teoriche, ma fu solo a Karlsruhe che Hertz trovò le apparecchiature per realizzarli. In un angolo della sua aula di fisica, generò onde elettromagnetiche provocando in circuiti elettrici semplici (oscillatori di Hertz) scariche oscillanti di altissima frequenza, riuscendo poi a captarle con circuiti risonanti rivelatori. I suoi esperimenti riguardarono tutti gli aspetti delle onde elettromagnetiche: riflessione, rifrazione, polarizzazione, interferenza e velocità.
Gli studenti di Hertz, impressionati, domandavano come poteva essere utilizzato questo meraviglioso fenomeno. «Non c’è nessun tipo di utilizzo,» rispondeva Hertz «è solo un esperimento che dimostra che Maxwell aveva ragione. Abbiamo queste misteriose onde elettromagnetiche che non possiamo vedere ad occhio nudo, ma che ci sono». Uomo riservato ed apparentemente di scarse ambizioni, Hertz pensava che le sue scoperte non fossero di alcuna utilità pratica, anche se in realtà porteranno alla telegrafia senza fili, alla radio, alla televisione, al radar e alla telefonia cellulare!
Hertz nel 1887 scoprì casualmente anche l’effetto fotoelettrico, mentre effettuava le sue ricerche sull’elettromagnetismo. Nel 1888, Hertz descrisse in un periodico di elettrotecnica come riusciva a scatenare onde elettromagnetiche, le cosiddette onde hertziane, con il suo oscillatore. Il giovane Guglielmo Marconi lesse l’articolo mentre era in vacanza e concepì l’idea di usare le onde prodotte dall’oscillatore di Hertz.
Nel 1889 fu nominato professore di fisica all’università di Bonn, dove continuò le sue ricerche sulle scariche elettriche in gas rarefatti. Ha esposto i risultati dei suoi lavori e le sue elaborazioni teoriche nei saggi Electric waves e Principles of mechanics (pubblicato postumo).
Dopo parecchi anni di salute malferma, fu colpito da una malattia alle ossa e morì a neppure 37 anni d’età. In suo onore l’unità di frequenza nel SI è stata chiamata Hertz (Hz). Un suo nipote, Gustav Ludwig Hertz (1887-1975) ebbe il Premio Nobel per la fisica nel 1925 (insieme a J. Franck) e il figlio di questo, Carl Hellmuth Hertz, sviluppò la ultrasonografia medica.