Gilberto Bernardini
Studiò alla Scuola Normale Superiore di Pisa, dove ottenne la laurea in fisica a pieni voti con lode nel 1928. Si impiegò successivamente presso una ditta di costruzioni ottico-meccaniche per lavorare presso l’Istituto Nazionale di Ottica, dove rimase dal 1928 al ’30, insegnando nello stesso tempo al liceo scientifico di Firenze.
Nel 1930 ottiene il posto di assistente di Meccanica razionale all’Università di Firenze e, nel 1931, quello di Fisica sperimentale. In quegli anni collaborò con Giuseppe Occhialini, nel gruppo diretto da Bruno Rossi, allo sviluppo di nuove tecniche e strumenti per la ricerca sui raggi cosmici. Bruno Rossi, ricorda Giorgio Salvini, guardava con ammirazione ai nuovi giovani ricercatori di Arcetri ed al loro imprevedibile modo di lavorare; una sua celebre frase era: Gilberto Bernardini è il necessario anello di congiunzione tra Giuseppe Occhialini e l’uomo.
Nel 1934 ottenne una borsa di studio dell’Accademia dei Lincei per recarsi a Berlino, al Kaiser Wilhelm Institut, da Otto Hahn e Lise Meitner.
Tornato in Italia e conseguita la libera docenza, nel 1937 vinse la cattedra presso l’Università di Camerino, per trasferirsi poi nel 1938 alla cattedra di Fisica sperimentale dell’Università di Bologna. Dal 1941 divenne ordinario di Fisica sperimentale e Direttore dell’Istituto di Fisica dell’Università di Bologna, dove rimase fino al 1946.
In quegli anni istituì una scuola italiana sui raggi cosmici e diresse la costruzione e il programma scientifico dei laboratori della Testa Grigia, a 3500 metri di quota, a Cervinia.
Nel dopoguerra si trasferì all’Università di Roma, prima alla cattedra di Spettroscopia poi a quella di Fisica sperimentale, contribuendo, insieme ad Edoardo Amaldi, alla ricostruzione della ricerca italiana in fisica.
Dal 1949 si recò negli Stati Uniti per un anno come visiting professor alla Columbia University e poi, dal ’51 al ’56, ad Urbana (Illinois) come research professor per compiere ricerche sulla foto-produzione delle particelle nucleari e dei mesoni π, oggi pioni, che proseguì anche al ritorno in Italia.
Nel 1951 contribuì a fondare l’Istituto Italiano di Fisica Nucleare (INFN), di cui fu il primo presidente – fino al 1959, e decise di avviare l’Italia a un nuovo sviluppo nel campo della fisica subnucleare con la costruzione (dal 1953 al ‘58) dei laboratori di Frascati, intorno all’elettrosincrotrone da 1100 Mev che fu per un periodo il più potente del mondo.
Affidò la direzione della costruzione della macchina a Giorgio Salvini dell’Università di Pisa e venne deciso di costituire un gruppo ad hoc con giovani fisici intelligenti e di buona volontà. Ricorda Giorgio Salvini: "con Gilberto feci un primo giro per l’Italia, e raccolsi un gruppo di fisici ed ingegneri che rispondono ai nomi di Fernando Amman, Carlo Bernardini, Giordano Diambrini, Giorgio Ghigo, Mario Puglisi, Giancarlo Sacerdoti ed altri. Erano tutti "primi della classe”, e divennero il nucleo centrale dell’iniziativa, insieme ad alcuni fisici già affermati che avevano all’incirca la mia età, e che come me non avevano mai costruito sincrotroni. Così si formò una base di ventiquattrenni o meno, un piano di trentacinquenni, e in cima a tutti c’era Enrico Persico, l’amico indimenticabile di Fermi, che è stato il teorico capo del gruppo, e che ha diretto la preparazione teorica della macchina".
Nel periodo 1957-’64 è stato Direttore di ricerca al protosincrotrone del CERN e dal 1964 Direttore e professore della Scuola Normale Superiore di Pisa, carica che tenne fino al suo ritiro nel 1977.
È stato presidente della Società Italiana di Fisica dal 1962 al ’66 e, nel 1968, è stato uno dei fondatori e primo Presidente dell’European Physical Society (EPS), fino al 1970. È stato socio dell’Accademia dei Lincei dal 1949, delle Accademie di Modena e Bologna, dell’Accademia detta dei XL (dal 1970), dell’American Physical Society e dell’Institute of Physics di Londra e vice-presidente dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana. Ottenne premi e riconoscimenti, tra cui la medaglia d’oro della SIF (che ha istituito un premio per giovani ricercatori a lui dedicato), la medaglia Augusto Righi (1955), la Medaglia Tate della EPS nel 1971 e la medaglia d’oro di Benemerito della Scuola, Cultura e Arte nel 1965.
Pubblicò famosi manuali universitari (Complementi di fisica generale, Fisica generale, Fisica sperimentale) con numerose edizioni e anche libri più divulgativi come Perché la fisica (La Scuola, Brescia 1984), Che cosa ha veramente detto Galileo (con Laura Fermi, Ubaldini, Roma 1969, tradotto anche in inglese), Questioni di fisica (con G. Polvani e G. Wick, Sansoni, Firenze-Roma 1947).
Dopo il pensionamento si era ritirato nella sua amata campagna toscana, pur continuando a seguire, con lucidità e passione, gli sviluppi della fisica, in particolare di quella delle particelle, alla quale aveva dedicato una vita intensa di ricerca.