Franco Pacini
Nato a Firenze, ha però passato gran parte della gioventù ad Urbino dove ha frequentato gli studi secondari. Ha poi frequentato Fisica all’Università di Roma, dove si è laureato nel 1964.
Dopo un periodo di studio in Francia si trasferì negli Stati Uniti alla Cornell University (New York) come ‘research associate’.
Dal 1967 al 1975 ha lavorato come ricercatore all’Istituto di Astrofisica spaziale del CNR presso Frascati e successivamente dal 1975 al 1978 ha ricoperto le funzioni di responsabile della divisione scientifica dell’European Southern Observatory (ESO).
Dal 1978 è stato Professore ordinario presso l’Università degli Studi di Firenze, e Direttore dell’Osservatorio astrofisico di Arcetri dal 1978 al 2001.
Si è occupato di astrofisica teorica e di astrofisica delle alte energie, con particolare attenzione a: supernove e loro resti, stelle di neutroni e pulsar, nuclei galattici attivi, astronomia a raggi X e gamma.
Nel 1967 previde i fenomeni associati all’intenso campo magnetico di una stella di neutroni rapidamente rotante, previsione confermata pochi mesi dopo dalla scoperta delle pulsar.
Insieme a Martin Harwit (Cornell University) ha sviluppato per primo l’interpretazione delle galassie con forte emissione infrarossa come conseguenza di un intenso episodio di formazione stellare.
Come Direttore dell’Osservatorio astrofisico di Arcetri, ha promosso fortemente le attività dell’Osservatorio che si è impegnato in vari progetti di collaborazione internazionale con la partecipazione di giovani studiosi provenienti da altre sedi italiane e dall’estero.
Uno di questi progetti ha portato alla costruzione del Large Binocular Telescope (LBT), il più grande telescopio ottico su singola montatura mai realizzato; inaugurato in Arizona, all’Osservatorio del monte Graham, il 15 ottobre 2004, e realizzato da Italia (con una quota pari al 25% delle spese complessive di studio e realizzazione), Stati Uniti e Germania.
All’Università di Firenze ha tenuto i corsi di Astronomia, Astrofisica, Astrofisica delle Alte Energie, Cosmologia, Istituzioni di Astrofisica, ma si è dedicato con uguale impegno alla diffusione della cultura scientifica nelle scuole e nella società italiana, attraverso conferenze, lezioni, articoli su giornali e riviste, radio e TV.
Ed è proprio alla passione per la divulgazione dell’astronomia, in particolare quella rivolta ai bambini – con i quali ci sapeva fare e ai quali aveva aperto l’Osservatorio di Arcetri – che ha voluto dedicare i suoi ultimi anni firmando, insieme a Lara Albanese, volumetti colorati, a cavallo fra scienza e avventura, con titoli come In giro fra le stelle, Verso le galassie lontane, Visitiamo i pianeti o Il nostro amico E.T. (Jaca Book, 2003).
Come Presidente dell’IAU (Unione Astronomica Internazionale), alla sua XXV Assemblea Generale a Sydney nel 2003, propose di designare il 2009 come Anno Internazionale dell’Astronomia (IYA2009) e ne è stato promotore presso l’Unesco: iniziativa che senza il suo l’entusiasmo e prestigio scientifico internazionale difficilmente avrebbe potuto arrivare a concretizzarsi.
Dopo il suo ritiro ha sviluppato uno studio di fattibilità per costruire un grande “Museo dell’Universo” nella Torre del Gallo a Firenze. Il modernissimo Science Centre interattivo che immaginava e avrebbe dovuto funzionare, come lui amava dire, da cavallo di Troia per attirare il pubblico verso la scienza, non ottenne però i finanziamenti statali, e si trasformò nella sua più grande delusione. Costi e complessità ne facevano in larga misura qualcosa di utopico dice Paolo Galluzzi, che lo affiancò nella messa a punto del grandioso progetto, ma era così convinto fino in fondo che la bontà intrinseca dell’idea potesse vincere i limiti della politica, e finì con lo scontrarsi con l’amara realtà.
Autore di un centinaio di pubblicazioni scientifiche originali, ebbe numerosi incarichi e prestigiose onorificenze.
È stato Presidente del Consiglio dell’Osservatorio Europeo ESO tra il 1991 e il 1993; come membro dell’IAU ha ricoperto varie cariche, fra le quali quella di Presidente dal 2000 al 2003; era Socio Nazionale dell’Accademia Nazionale dei Lincei e membro onorario della Royal Astronomical Society.
Ottenne il Premio Borgia dell’Accademia Nazionale dei Lincei, il Premio della Presidenza del Consiglio per la Scienza (1997), il Fiorino d’Oro della Città di Firenze (2002). Nominato Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana (2001) e cittadino onorario della città di Urbino (2002).
In suo onore è stato battezzato l’asteroide 25601 Francopacini.
È stato ricordato così dai colleghi ed amici dopo la sua prematura scomparsa:
È stato un riferimento per tutta la nostra comunità, quella INAF in particolare gli deve molto, è l’uomo che ha portato le stelle di neutroni nell’astronomia e quello che a me personalmente fece iniziare il lavoro in astrofisica (Giovanni Bignami, Presidente dell’Istituto Nazionale di Astrofisica).
Sempre allegro e sorridente, Franco era un caro amico e un bravissimo collega, che ho conosciuto giovanissimo e con cui ho tante volte avuto modo di lavorare nel corso degli anni: provo grande dolore per la sua scomparsa, ed è sempre drammatico quando ad andarsene sono amici e colleghi tanto più giovani di te (Margherita Hack).
Un binomio prezioso fra una testa lucidissima e un cuore immenso, esponente di spicco del Comitato per la diffusione della cultura scientifica nato per superare il limite imposto dalla cultura crociana e gentiliana (Luigi Berlinguer, ex Ministro della Pubblica Istruzione ed ex compagno di militanza giovanile nelle file del Pci).
Uno che nonostante il suo rango non metteva mai in soggezione, con cui si stabiliva subito un immediato rapporto umano, un gigante, capace di parlare di grandissimi progetti e insieme ascoltare un qualunque studente (Filippo Mannucci, suo allievo, oggi Direttore di Arcetri).
La città perde una persona di scienza e cultura, ma anche un cittadino illustre di grande impegno civile (Matteo Renzi, sindaco di Firenze).
La prima cosa che ti colpiva era il suo fascino. Alto, aggraziato nei movimenti. E lo sguardo di quei suoi occhi chiari, che sorridevano sempre, che sorridevano curiosi. Occhi da scienziato, occhi da bambino. Poi parlava, e mentre ti indicava – con quella sua voce profonda, che ti portava a chiederti se per parlar di stelle non occorressero origini fiorentine – i luoghi dove aveva lavorato Galileo, capivi che avevi davanti qualcuno che ha segnato la storia dell’astronomia. In Italia, e non solo (Marco Malaspina, INAF).