Francis Harry Compton Crick
Studiò fisica all’University College di Londra dove si laureò nel 1937 e iniziò i corsi per il Ph.D. col Prof. E. N. da Costa Andrade, ma i suoi studi furono interrotti dalla guerra nel 1939. Durante la guerra prestò servizio all’Ammiragliato come scienziato nel campo delle ricerche sulle mine magnetiche ed acustiche.
Durante questo periodo lesse il libro di Erwin Schrödinger What is Life? The Physical Aspects of the Living Cell (ed. italiana: Cos’è la vita?, Einaudi, Torino, 1954) dove si proponeva di applicare la fisica allo studio della biologia e in particolare, tra l’altro, di studiare i geni a livello molecolare. Questa idea convinse Crick ad abbandonare la fisica delle particelle per rivolgersi alla biologia.
Lasciò la Marina nel 1947 e, con un finanziamento del Medical Research Council, si recò a Cambridge per studiare biologia e unirsi all’Unità di ricerca guidata da M. F. Perutz al Cavendish Laboratory, ove restò per sempre (questo, divenuto ‘Laboratorio di Biologia Molecolare’, nel 1962 fu trasferito alla sua attuale sede, più moderna ed adeguata).
A quel tempo praticamente non conosceva nulla di biologia e quasi nulla di chimica organica e cristallografia e passò i successivi anni ad imparare queste discipline iscrivendosi, per la seconda volta, come studente al Caius College di Cambridge. Ottenne il Ph.D. nel 1954, con una tesi sulla Diffrazione a raggi X su polipeptidi e proteine. In quegli anni visitò più volte laboratori negli Stati Uniti, tra i quali il ‘Progetto Struttura dellle Proteine’ al Politecnico di Brooklyn dove lavorò con Cochran e Vand e propose, insieme a Linus Pauling e R. B. Corey, la struttura a doppia elica dell’alfa-cheratina.
Nel 1951 conobbe il ventitreenne James Dewey Watson, un americano laureato in zoologia a Chicago che aveva ottenuto il Ph.D. a Bloomington, Indiana, sotto la guida dell’italo americano Salvator Luria. Watson, che si era fin allora occupato di virus, durante un suo periodo di studi in Europa aveva conosciuto a Napoli Maurice Wilkins, che gli mostrò una figura di diffrazione X del DNA, e decise che il suo futuro sarebbe stato dedicato allo studio della struttura delle proteine. Questo fu possibile allorchè Luria gli procurò un posto presso il laboratorio di Cambridge.
Crick e Watson scoprirono il loro comune interesse per la struttura del DNA e proposero nel 1953 in un breve articolo pubblicato su Nature il 25 aprile (“A Structure of Deoxyribonucleic Acid”, vol. 171, p. 737-738) la famosa struttura a doppia elica, ed il meccanismo per la sua replicazione, per la quale fu loro attribuito il Premio Nobel per la Fisiologia e Medicina nel 1962, insieme a Maurice Wilkins.
La loro ipotesi era suffragata, oltre che da un attento studio della letteratura esistente sulla struttura delle proteine, dai dati sperimentali ottenuti al King’s College di Londra, soprattutto da Rosalind Franklin. Una di queste figure di diffrazione venne mostrata da Maurice Wilkins a Watson che immediatamente fu illuminato sulla soluzione del problema.
In effetti anche Rosalind Franklin era sulla buona strada, ma il suo lavoro veniva sotttovalutato da Wilkins, che la riteneva di idee troppo femministe, in un’epoca nella quale le donne non avevano accesso nemmeno alla caffetteria del King’s College!
Rosalind Franklin morì di cancro nel 1958 a 37 anni e, quindi, non potè ottenere il Premio Nobel, che per regolamento non può essere assegnato postumo. Crick non aveva dubbi che, se fosse stata vivente, la Franklin avrebbe condiviso l’assegnazione, perché era stata la principale artefice di tutto il lavoro sperimentale.
Maurice Frederick Wilkins, nato in Nuova Zelanda da genitori irlandesi, era anch’esso un fisico laureatosi a Cambridge nel 1938 con ricerche sulla luminescenza e fosforescenza, che utilizzò durante la guerra per migliorare gli schermi a raggi catodici dei radar. Si dedicò poi alla separazione degli isotopi dell’uranio e in tale ruolo collaborò al Progetto Manhattan a Berkeley. Dopo la guerra anch’egli si era rivolto alla biofisica e alla diffrazione di raggi X presso il nuovo laboratorio aperto al King’s College di Londra. È morto a Londra il 5 ottobre 2004, due mesi dopo Crick.
Watson (vivente) invece si dedicò in seguito ad aspetti amministrativi e divenne capo del Progetto Genoma Umano.
La storia della scoperta della struttura del DNA si può trovare ampiamente raccontata dai quattro protagonisti nei libri La doppia elica, di Watson (Garzanti, Milano, 2004), The Third Man of the Double Helix: The Autobiography of Maurice Wilkins, di Wilkins (Oxford University Press, Oxford, 2003), La folle caccia, di Crick (Rizzoli, Milano, 1990) e Rosalind Franklin, la donna che scoprì la struttura del DNA, di Brenda Maddox (Mondadori, Milano, 2004).
Crick continuò i suoi studi sulla struttura delle proteine e virus, ancora insieme a Watson, Rich e altri. Nel 1958 ha ipotizzato che fosse proprio il DNA a determinare la sequenza aminoacidica delle proteine, mediante un codice a triplette che specifici apparati all’interno della cellula erano in grado di convertire appunto in una molecola proteica.
Negli anni successivi si concentrò più sulla biochimica e sulla genetica e divenne nel 1962 Direttore del Laboratorio di Biologia Molecolare di Cambridge. Ricevette numerosi riconoscimenti e premi, tra questi la medaglia Copley della Royal Society nel 1976 e il premio dell’Accademia delle Scienze francese nel 1961.
Dal suo primo matrimonio era nato un figlio, Michael F. C. Crick, anch’egli scienziato e, dal secondo matrimonio, due figlie, Gabrielle e Jacqueline. Viveva a Cambridge in una casa appropriatamente battezzata “The Golden Helix”.
Nel 1976 si trasferì a La Jolla, California, presso l’Istituto Salk per gli studi biologici, dove abbandonò la biologia molecolare per dedicarsi al più grande enigma che la scienza dovesse ancora risolvere: la natura della coscienza. Iniziò così uno studio del cervello utilizzando le più moderne tecniche, tra cui la PET (tomografia ad emissione di positroni), in collaborazione con Christof Koch, giovane biofisico di origine tedesca. Crick e Koch si concentrarono su uno specifico aspetto della coscienza: quella visiva. E in particolare presero in considerazione quella dei primati.
Il sunto delle loro pluriennali ricerche è stato pubblicato nel famoso e controverso libro, La scienza e l’anima. Un’ipotesi sulla coscienza (Rizzoli, Milano, 1994), dove si difende la tesi del riduzionismo, ovvero la base chimica di ogni esperienza compresi i meccanismi del pensiero. In ogni caso gli studi di Crick rappresentano un significativo contributo nella lunga e difficile strada verso la comprensione della nostra mente. Scrisse anche Life Itself: Its Origin and Nature, con Leslie Orgel, dove si esamina la possibilità che la vita sulla Terra venga da un altro pianeta e Uomini e molecole (Zanichelli, Bologna, 1970).
No man discovered or created molecular biology. But one man dominates intellectually the whole field, because he knows the most and understands the most. Francis Crick. – (Jacques Monod)
Francis Crick e James Watson, saranno ricordati come i più grandi biologi del secolo appena trascorso o forse come i più grandi biologi di tutti i secoli. – (Edoardo Boncinelli)