Antonino Lo Surdo
Studiò presso l’Università di Messina dove si laureò in fisica, nel 1904, a pieni voti. Dopo un periodo a Messina, si trasferì nel 1906 a Modena e poi a Napoli, dove ottenne la libera docenza in fisica terrestre.
Nel 1908 si trasferì a Firenze, presso il Regio Istituto di studi superiori, prima come assistente, poi come professore di fisica complementare. Fu anche nominato Direttore dell’Osservatorio geofisico.
Tra i primi lavori di ricerca confutò con successo, mediante misurazioni accuratissime effettuate dal 1904 al 1906, la tesi di H. Landolt, secondo cui nelle reazioni chimiche si avrebbe una variazione di massa, che si era andata affermando negli anni dal 1893 al 1906 (“Sulle pretese variazioni di peso nelle reazioni chimiche”, Il Nuovo Cimento, VIII, 1904 e XII, 1906).
Il terremoto di Messina del 1908, nel quale perirono parenti e amici, segnò profondamente la sua vita e in seguito ad esso cominciò ad interessarsi alla geofisica e, in particolare, alla sismologia.
Tra il 1913 e il ’14, su suggerimento di Antonio Garbasso, si occupò di spettroscopia ed arrivò alla scoperta che lo rese più noto: l’effetto del campo elettrico sulle righe spettrali. Analizzando con uno spettroscopio le righe dell’idrogeno vicino al catodo, in tubi a vuoto molto sottili da lui costruiti, si accorse che erano scomposte in più componenti simmetriche rispetto alla principale (“Sul fenomeno analogo a quello di Zeeman nel campo elettrico”, Atti della R. Acc. dei Lincei, XXII, 1913).
Pochi mesi dopo, Johannes Stark osservò lo stesso fenomeno applicando in tubi a vuoto campi molto intensi. I due esperimenti, con identici risultati, nascevano in contesti teorici diversi: quello di Stark in un programma di ricerca inteso a studiare l’effetto di campi elettrici sulle righe spettrali nell’ambito della nascente teoria quantistica, quello di Lo Surdo nel contesto della teoria classica, dove risulta una scoperta accidentale.
Nel 1919 Stark ebbe il Premio Nobel per la scoperta del cosiddetto effetto Stark a seguito del ruolo da esso avuto nello sviluppo della ‘vecchia’ teoria quantistica. Garbasso utilizzò i risultati di Lo Surdo per introdurre e incentivare la ricerca sulle teorie quantistiche in Italia e si battè perché almeno l’effetto fosse chiamato con il duplice nome di effetto Stark-Lo Surdo.
Nonostante l’importanza di queste scoperte per la teoria quantistica, sia Lo Surdo che Stark rimasero ancorati ad una vecchia fisica classica e più tardi entrambi, aderendo alle idee nazionaliste di Hitler e Mussolini, rigettarono la ‘nuova fisica’.
Nel 1915-18 partecipò come volontario alla Prima Guerra mondiale in Marina e si occupò dello studio e applicazione dei tubi acustici per il rilevamento di sommergibili (i cosiddetti ‘tubi K’), meritando per questo una croce al merito di guerra e la promozione a capitano.
Nel 1919 ottenne la cattedra di fisica superiore all’Università di Roma, occupandosi di vari argomenti, dalle microonde alle proprietà acustiche dell’orecchio umano, dai fenomeni termoionici alla radiazione solare e alla formazione di brina e rugiada. In particolare sempre più si indirizzò verso la fisica terrestre e la sismologia, cercando di elevare il livello italiano della ricerca in tali settori a quello internazionale.
Nel 1939 fu eletto direttore dell’Istituto di Fisica di Roma, carica che non lasciò fino alla morte.
Nel 1936 contribuì alla fondazione dell’Istituto Nazionale di Geofisica del CNR e ne assunse la direzione. Precedentemente esisteva un Ufficio centrale di Meteorologia e Geodinamica, ma, dopo la riforma del CNR del 1927, il nuovo presidente Guglielmo Marconi si adoperò per la creazione del nuovo Istituto che volle guidato da Lo Surdo, uomo ben inserito nel regime e gradito a Mussolini.
Probabilmente per questo, ma anche per il suo carattere difficile, per il suo attaccamento alla poltrona dell’ING, per l’ostilità manifestata verso Emilio Segrè e il gruppo di Enrico Fermi di via Panisperna, il giudizio sulla sua persona è stato spesso condizionato negativamente; tuttavia non bisogna scordare gli indubbi contributi scientifici testimoniati da oltre 200 pubblicazioni e i meriti per l’organizzazione della rete sismica nazionale.
Socio dell’Accademia nazionale dei Lincei, dell’Accademia italiana delle scienze, detta dei XL, dell’Accademia reale di Svezia e membro del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR), fu insignito della medaglia internazionale della Società italiana delle scienze, della medaglia d’argento Galileiana, del Premio reale della fisica.