Abdus Salam
Il padre era funzionario del Ministero dell’Istruzione in una poverissima regione agricola dell’allora India britannica, ora Pakistan. Quando il giovanissimo Abdus tornò a casa in bicicletta da Lahore, dopo aver ottenuto i voti più alti mai conseguiti all’esame di ammissione all’Università del Punjab, trovò l’intero paese ad accoglierlo.
Grazie ad una borsa di studio frequentò l’Università del Punjab, conseguendo il diploma nel 1946, poi prosegui gli studi al St. John’s College di Cambridge (sempre con un sussidio governativo), dove nel 1949 si laureò con il massimo dei voti sia in matematica che in fisica, ottenendo anche il Premio Smith dell’Università di Cambridge per il miglior contributo alla fisica di un non dottorato.
Nel 1950 conseguì il Ph.D. a Cambridge con una tesi, pubblicata nel 1951, contenente un lavoro di elettrodinamica quantistica che già gli diede fama internazionale.
Tornò in Pakistan per insegnare matematica al Government College di Lahore, dove aveva studiato, e nel 1952 divenne Direttore del Dipartimento di Matematica dell’Università del Punjab. Era tornato in patria per fondare una scuola di ricerca, ma si rese conto ben presto che questo era impossibile; non c’era infatti una tradizione di ricerca post-dottorato, non c’erano riviste, né possibilità di frequentare convegni, e quindi se voleva intraprendere una carriera di ricercatore in fisica teorica era costretto a tornare all’estero.
Nel 1954 lasciò dolorosamente il suo paese per tornare a Cambridge, chiamato dal suo mentore al St. John’s, amico e collaboratore di sempre, P.A.M. Dirac, ma rimase consigliere del governo del Pakistan per le politiche scientifiche, membro della Commissione Pakistana per l’Energia Atomica e principale Consigliere Scientifico del Presidente dal 1961 al 1974.
Nel 1957 grazie a Patrick Blackett fu nominato Professore di Fisica Teorica all’Imperial College di Londra, cattedra che manterrà per tutta la vita.
Sempre tormentato dal problema dei giovani e dotati ricercatori provenienti dai paesi sottosviluppati, obbligati a scegliere tra fisica e patria, nel 1960 concepì l’idea di fondare un Centro finanziato con fondi internazionali, dove promettenti studenti e ricercatori potessero trascorrere periodi a contatto con eminenti scienziati e avessero la possibilità di studiare e pubblicare le loro ricerche, tornando poi nei paesi di origine.
Insieme a Paolo Budinich, dell’Università di Trieste, cercò appoggio alla IAEA (la Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica) di Vienna. La proposta di un centro di ricerca sotto l’egida delle Nazioni Unite venne discussa a Vienna per tre anni di seguito, perché tutte le grandi potenze erano contrarie. Temevano, infatti, che un tale istituto di fisica potesse fare concorrenza ai grandi centri di ricerca, ma Salam, appoggiato nel suo progetto da paesi europei come la Danimarca e l’Italia, e da amici quali Dirac, Bohr e Heisenberg, riuscì a muovere tutti i paesi del Terzo mondo.
Finalmente nel 1964, l’International Centre for Theoretical Physics (ICTP) fu inaugurato a Trieste, diretto da Abdus Salam. Direttore esecutivo era Paolo Budinich e direttore del primo corso fu Oppenheimer. La sede definitiva di Miramare fu costruita nel 1968. Lo scienziato viveva solo in una casetta fra gli alberi, accanto al Centro.
Amava definirlo: Un istituto scientifico in cui i ricercatori del Terzo Mondo possono ricaricare le loro batterie mentali e l’obiettivo è ancora oggi quello di aiutare gli scienziati delle nazioni in via di sviluppo a sfuggire al loro isolamento culturale. Ogni anno l’ICTP accoglie circa 4.000 scienziati. Degli 80.000 ricercatori che hanno preso parte alle sue attività (appartenenti a 170 nazioni e a 40 organizzazioni internazionali), due terzi provengono dall’Asia, dall’Africa, dall’America Latina, dall’Europa orientale.
Il Centro organizza annualmente circa 40 tra scuole, conferenze e corsi, in settori che vanno dalla fisica delle particelle elementari alla cosmologia, dalla fisica della materia condensata alla scienza dei materiali, dalla matematica alla fisica computazionale, dalla geofisica alla climatologia e alla biofisica e oltre 60 premi Nobel vi hanno tenuto lezioni.
Finanziato dal governo italiano ed altre fondazioni di paesi arabi e del terzo mondo, fa capo dal punto di vista amministrativo a due agenzie dell’ONU: l’UNESCO e l’IAEA. Fu diretto da Salam fino al 1993 e subito dopo la morte di questo ne assunse il nome.
L’attività di ricerca che rese famoso Abdus Salam riguarda la teoria di gauge delle interazioni elettrodeboli, (nota come GWS) unificazione concettuale delle interazioni elettromagnetiche e deboli che costituisce tuttora il maggiore contributo sulla via della ‘grande unificazione’ delle interazioni fondamentali della natura e il nucleo di quello che è ora il modello standard della fisica delle alte energie.
Per questo ricevette nel 1979 il Premio Nobel insieme agli americani Steven Weinberg e Sheldon Glashow.
La teoria di gauge delle interazioni elettrodeboli, proposta nel 1961 da Glashow, negli anni successivi ebbe numerosi contributi da parte di Ward, Nambu, Jona-Lasinio, Goldstone, Higgs, per risolvere i diversi problemi sorti nel frattempo ed ebbe forma definitiva con i lavori di Weinberg e Salam, prima insieme poi separatamente, nel 1967 e ’68.
La conferma sperimentale si ebbe negli anni successivi, soprattutto mediante gli esperimenti svolti all’acceleratore SPS del CERN di Ginevra, culminati nel 1983 con la scoperta dei bosoni W e Z – le cui masse erano state previste nel lavoro di Salam del 1968 – da parte dell’équipe di Carlo Rubbia.
Salam propose poi, insieme al fisico Pati, l’unificazione anche delle interazioni forti (modello Pati-Salam) in una grande unificazione (GUT) che tra l’altro prevede l’esistenza di monopoli magnetici e il decadimento del protone, fenomeni ancora in fase di investigazione teorica e sperimentale. Più recentemente propose insieme a John Strathee l’idea di un superspazio e di una supersimmetria.
I suoi allievi e collaboratori lo ricordano sempre pronto ad ascoltare ed incoraggiare chiunque si presentasse, anche con proposte che all’inizio sembravano strane o anomale, senza alcuna discriminazione. Si ricorda, ad esempio, che accettò di discutere le strampalate idee di un allora giovane addetto militare all’ambasciata israeliana a Londra, Yuval Ne’eman, e lo prese sotto la sua protezione; alla fine ne uscì il modello di simmetria SU(3).
Lavoratore instancabile, oltre alla sua attività di ricerca continuava la sua missione dedicata allo sviluppo scientifico dei paesi sottosviluppati, con viaggi, incontri e partecipazioni ad organismi internazionali delle Nazioni Unite, sacrificando vacanze, feste, ricevimenti. Trascinati dal suo esempio tutti i suoi dipendenti e ricercatori dell’ICTP lavoravano ben oltre gli obblighi contrattuali.
Ricevette altri numerosi premi, il prestigioso ‘Atomi per la Pace’ nel 1968, la medaglia Einstein nel 1979, la Medaglia Copley nel 1990, la Medaglia per la Pace nel 1981 (… il suo nome in arabo significa “servitore della pace”); ebbe più di quaranta dottorati onorari dalle più prestigiose università di tutto il mondo; membro dell’Accademia dei Lincei, Fellow della Royal Society nel 1959, ottenne il cavalierato per meriti scientifici dalla regina Elisabetta nel 1989.
Tutti i soldi legati ai premi ed onorificenze ricevuti, compreso il Nobel, li usò per finanziare borse di studio e sussidi per studenti pakistani e di altri paesi del Terzo mondo.
Nel 1983 fondò sempre a Trieste l’Accademia della Scienza del Terzo Mondo (TWAS) inaugurata nel 1985 dal Segretario generale dell’ONU Perez de-Cuellar. Dal 1983 al 1986 fu inoltre membro del Consiglio del CERN.
Devoto musulmano praticante, spesso guidava personalmente la preghiera del venerdì all’ICTP, riteneva la religione non separabile dalla scienza e scrisse: il Corano ci invita da sempre a riflettere sulle verità delle leggi della natura creata da Allah, tuttavia che la mia generazione abbia avuto il privilegio di rivelare una parte del suo progetto è un dono per il quale rendere umilmente grazie (‘umilmente’ era la sua parola preferita, con la quale iniziava spesso anche discorsi ufficiali!).
Fedele alle usanze della sua religione aveva due mogli (e sei figli), il che gli creò qualche imbarazzo alla cerimonia del Nobel a Stoccolma alla quale peraltro si presentò con colorati abiti tradizionali pakistani, turbante e scimitarra compresi. Apparteneva tuttavia ad una corrente musulmana considerata ‘eretica’ dagli ortodossi sunniti e sciti e non ebbe mai onori ufficiali dai principali paesi musulmani arabi.
Colpito da paresi e costretto su di una sedia a rotelle, ha continuato fino all’ultimo a dedicare la sua vivida intelligenza alla scienza e allo sviluppo del Terzo mondo; morì ad Oxford dopo una lunga malattia e fu sepolto in Pakistan.